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Paolo Cucchiarelli - Misteri d'Italia

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Nel momento della verità umana e politica della “prigione del popolo” il Presidente della Dc Aldo<br />

Moro scrive a lungo della strage. Il ritrovamento delle carte frutto degli interrogatori a Moro<br />

nell’ottobre del 1990 nello stesso covo Br di via Monte Nevoso a Milano, dietro ad un pannello<br />

occultato sotto una finestra, riserverà qualche sorpresa anche su questo tema perché quelle lettere<br />

non furono poi così deludenti come diceva durante il processo Moro la Faranda.<br />

Moro afferma di non aver mai creduto alla pista “rossa” per Piazza Fontana e che dietro quegli<br />

attentati, che avevano l’obiettivo di normalizzare l’Italia del 1968, c’erano centrali straniere, così<br />

come sostiene Taviani. “Si può presumere che paesi associati a vario titolo alla nostra politica<br />

estera e quindi interessati ad un certo indirizzo fossero in qualche modo impegnati attraverso i<br />

servizi d’informazione. Su significative presenze della Grecia e della Spagna fascista non può<br />

esservi dubbio”. Per la più che felpata prosa di Moro è una vera e propria accusa: a chi associare<br />

all’epoca Italia, Spagna e Grecia se non gli Usa?<br />

Moro racconta come seppe della strage mentre era a Parigi (“Lo vidi invecchiare in un istante”,<br />

scrive Agnese, la figlia che era con lui nella capitale francese) e<br />

che si consultò con il Segretario generale della Presidenza della Repubblica, Picella, “uomo molto<br />

posato… di molte informazioni (ovviamente ad altissimo livello) ma non con canali d’<br />

informazione propri. I suoi erano i canali dello Stato.” Una notazione apparentemente senza un<br />

senso preciso questa su Picella.<br />

Picella dice a Moro che la “qualifica politica” della realtà coinvolta nella strage era quella di “gente<br />

appartenente al mondo anarchico”.<br />

“Ci si trovava di fronte ad una costruzione giudiziaria elaborata, ma che nel complesso non appariva<br />

molto persuasiva”, nota Moro che però non ebbe “mai dubbi” e continuò a ritenere, a manifestare,<br />

“almeno come ipotesi”, che questi e altri attentati che si andavano sgranando fossero di chiara<br />

matrice di destra ed avessero l’obiettivo di scatenare un’offensiva di terrore indiscriminato “allo<br />

scopo di bloccare certi sviluppi politici che si erano fatti evidenti a partire dall’autunno caldo e di<br />

ricondurre le cose, attraverso il morso della paura, ad una gestione moderata del potere”. E di questa<br />

sua convinzione Moro mise a parte “con reiterati interrogativi i suoi colleghi di governo” quando<br />

era presidente della commissione Esteri della Camera e in particolare Mariano Rumor che nel<br />

frattempo era stato fatto oggetto di un attentato da parte dell’ ‘anarchico’ Gianfranco Bertoli.<br />

Come detto in quattro righe Moro cita Rumor quattro volte ma sempre in riferimento all’attentato<br />

di Bertoli. Un messaggio. Salvini ha sostenuto che Moro volesse così ricordare, a chi poteva capire,<br />

lo scontro durissimo che si giocò a ridosso e subito dopo la strage tra due schieramenti politici che<br />

facevano capo a Moro, parte della Dc (e al Pci) e a un fronte composito che faceva riferimento a<br />

buona parte della Dc, Psdi, Msi, ambienti militari e dei servizi segreti. In maniera schematica, data<br />

l’eterogeneità delle forze che hanno una convergenza operativa su un obiettivo politico di tale<br />

rilevanza potremmo parlare di ‘partito americano’, cioè di una realtà politica che interpretava in<br />

maniera oltranzista, rigida, la collocazione occidentale dell’Italia e combatteva una battaglia a tutto<br />

campo e con tutte le armi disponibili nei confronti dello “scivolamento” a sinistra, dell’entrata dei<br />

comunisti nell’area di governo, del dialogo tra sinistra Dc, Psi e Pci.<br />

Rumor non proclamò, come chiesto da Saragat e da parte della Dc, lo ‘stato di emergenza’ facendo<br />

venir meno un passaggio fondamentale per tutti coloro che avevano scelto la strada di “andare oltre<br />

lo stabilito” facendo esplodere la bomba quando vi erano ancora molte persone nella banca. “ Si ha<br />

la sensazione che Moro abbia voluto inviare un messaggio criptico che imponeva lo stesso<br />

collegamento fra i due episodi emerso nell’inchiesta”, scrive Salvini. Cioè Piazza Fontana e<br />

l’attentato contro Rumor alla Questura di Milano.<br />

Infatti On, come hanno abbondantemente dimostrato l’inchiesta prima ma anche i processi finiti<br />

con le assoluzioni, intendeva colpire Rumor, anzi “spazzarlo via”, per vendicarsi della scelta fatta<br />

nel 1969.<br />

“Per quanto riguarda la strategia della tensione che per anni ha insanguinato l’Italia, pur senza<br />

conseguire i suoi obiettivi politici, non possono non rilevarsi, accanto a responsabilità che si<br />

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