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Paolo Cucchiarelli - Misteri d'Italia

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prime rivelazioni sul controllo stretto svolto da strutture dei servizi militari Usa sul gruppo almeno<br />

dal 1967. Le dichiarazioni di Digilio aprono un varco che rende possibile leggere dall'interno, per la<br />

prima volta, quale sia stata l'attività di controllo da parte degli americani sulle dinamiche eversive<br />

negli anni Sessanta e Settanta nel nostro Paese e quanto profonda sia stata la commistione,<br />

soprattutto in Veneto, fra mondi finora ‘letti’ e valutati come separati e cioè On, i Nuclei di Difesa<br />

dello Stato, i servizi segreti italiani e quelli Usa, a cominciare da quelli militari.<br />

La sentenza-ordinanza è una sorta di summa dei depistaggi, delle omissioni, delle distruzioni d’atti<br />

e documenti che potevano indicare quale fosse la responsabilità politica ed operativa nella strage:<br />

un “manuale delle deviazioni” che diventa un terribile libro di storia contemporanea che fa risaltare<br />

solitarie figure di uomini capaci di fare il loro dovere - pagando spesso di persona - anche in un<br />

contesto così politicamente inquinato, corrotto e ‘piegato’ per esigenze di Stato. Due storie<br />

importanti tra le tante raccolte dal magistrato. Storie su cui torneremo più avanti.<br />

Il capitano Mario Santoni è “un onesto ufficiale - scrive il magistrato nella sentenza-ordinanza - in<br />

servizio presso il raggruppamento centri Cs di Roma”. Indagando su un traffico d’armi scoprì<br />

l'esistenza di un certo Filippo, “elemento importante dei servizi segreti”. Gli ci volle poco per capire<br />

che Filippo era Licio Gelli. Si spostò in Toscana per approfondire le indagini, contattò il piduista<br />

avvocato Degli Innocenti e raccolse altre preziose informazioni sull'allora (nel 1974) sconosciuto<br />

‘Venerabile’. Presentato il rapporto su Filippo, il capo del reparto ‘D’ Gianadelio Maletti andò su<br />

tutte le furie, prima con il superiore di Santoni, poi con l'ufficiale dato che era stata toccata una<br />

“persona sacra e molto utile al servizio segreto. Mi minacciò di rimandarmi al servizio territoriale”,<br />

ricorda Santoni. Una spiegazione? Fu con l’imprimatur di Haig e Kissinger, rispettivamente vice e<br />

capo del Consiglio nazionale di sicurezza americano, che Licio Gelli reclutò, nell’ autunno del<br />

1969, quattrocento alti ufficiali italiani e Nato nella sua Loggia.<br />

L'ufficiale aveva scoperto, tra l'altro, la “frequentazione di Gelli del centro Sid di Firenze e il suo<br />

libero ingresso al Quirinale sia sotto la presidenza Gronchi, sia sotto la presidenza Saragat”. Proprio<br />

a Gelli, nel dicembre 1970, era stato assegnato il compito di “catturare” Saragat nell'ambito del<br />

golpe Borghese. Un modo per “vendicarsi” del mancato risultato del tentativo messo in atto il 12<br />

dicembre del 1969?<br />

Il maggiore Giuseppe Bottallo per tanti anni capo centro del Sid a Padova quando ha saputo da<br />

Salvini che la sua relazione sulle rivelazioni fatte dalla ‘fonte Turco’ era scomparsa è scoppiato a<br />

piangere. Con i suoi uomini aveva raccolto le rivelazione di Gianni Casalini – ‘fonte Turco’ per il<br />

servizio segreto - che denunciava la responsabilità del gruppo Freda nella strage. Dal centro di<br />

Roma era prima giunto l'ordine di “chiudere la fonte” e poi il rapporto era stato fatto sparire. Un<br />

lavoro utilissimo distrutto con calcolo perché rivelava lo scenario che bisognava tutelare come<br />

“scelta” di Stato. Casalini aveva partecipato tra l’altro alla serie d’ attentati sui treni dell’inizio di<br />

agosto del 1969 che era stata organizzata da Freda e Ventura. Casalini lo ritroveremo più avanti<br />

perché è un personaggio importante.<br />

La conclusione del magistrato, vista la mole di riscontri, ammissioni, elementi acquisiti e vere e<br />

proprie confessioni è obbligata: “Alla luce di quanto emerso in questa e nelle precedenti istruttorie<br />

in materia di stragi ed eversione di destra, appare francamente inaccettabile la tesi riduttiva secondo<br />

cui le attività definite impropriamente ‘devianti’ sarebbero riconducibili a singole ‘mele marce’<br />

all'interno dei servizi segreti, mosse da affinità ideologiche con gli autori delle stragi e dei tentativi<br />

di golpe ed appoggiate da qualche uomo politico rimasto quasi sempre nell'ombra. Più<br />

probabilmente, la presenza di settori degli Apparati dello Stato nello sviluppo del terrorismo di<br />

destra non può essere considerato ‘deviazione’, ma normale esercizio, per un lungo periodo, di una<br />

funzione istituzionale”. E ancora: “Tutti questi eventi non avrebbero potuto ripetersi se non fossero<br />

stati inquadrati in un disegno politico strategico comune, con tutta probabilità il mantenimento del<br />

nostro Paese nel campo dell'Alleanza Atlantica”. Per questa attività era pronto anche un “esercito<br />

segreto”, composto da militari e civili: mille uomini divisi in 36 Legioni localizzati nelle regioni<br />

settentrionali ma anche, ad esempio, in Puglia. Un commando organizzato dallo Stato Maggiore<br />

della Difesa. I “civili” dovevano trasportare armi: bastava avvertire i carabinieri ed esporre un<br />

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