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Paolo Cucchiarelli - Misteri d'Italia

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c’è un’ulteriore intreccio rilevante che spiega perché tante inchieste vennero fermate a Padova,<br />

ultima la fonte Casalini che aveva indicato la provenienza dalla Germania dell’esplosivo utilizzato<br />

per la strage di Piazza Fontana.<br />

Nel giugno del 1969 Saverio Molino, ex carabiniere, un duro che ha fatto la sua carriera nelle<br />

squadre politiche di due Questure, Trento e Padova, riceve l’ordine di perquisire l’abitazione di un<br />

noto fascista locale, Eugenio Rizzato. Una decisione maturata dopo tutta una serie di attentati in<br />

città, in gran parte messi in atto, come quello allo studio del rettore dell’Università, Opocher, dal<br />

gruppo Freda. A casa di Rizzato si trova una pistola, foto di Mussolini e un dossier con un elenco<br />

che contiene 400 indirizzi di uomini di sinistra, anche di “rango” elevato, che debbono essere<br />

colpiti, appunti operativi per un colpo di Stato, con elenchi di caserme e comandi militari da<br />

occupare. In quelle settimane in Senato Pietro Nenni aveva ripetutamente denunciato le manovre in<br />

atto per un’azione di forza e l’Italia viveva la psicosi dei colonnelli. Rizzato tace con la Questura<br />

del rapporto sul golpe e segnala il tutto all’Ufficio Affari riservati del Viminale, all’epoca guidato<br />

da Elvio Catenacci.<br />

Questa struttura operava con quella che è stata definita “la Gladio parallela”, cioè uffici distinti<br />

dalle normali questure che bypassavano i colleghi e i magistrati raccogliendo notizie in proprio. Era<br />

una vera e propria rete parallela che agiva in maniera centralizzata e autonoma dai normali uffici<br />

politici della questura. Molino fotocopiò tutto l’incartamento e lo “seppellì” nell’archivio della<br />

Questura di Padova. Nel 1973 a La Spezia si scoprono a casa di un medico della mutua, Giampaolo<br />

Porta Casucci, gli stessi piani trovati a Padova. “Questi piani vengono da Padova, me li diede un<br />

nostro capo, Rizzato”, dice Porta Casucci. Il secondo dossier è però ben più articolato. Tra l’altro<br />

contiene un elenco di 1617 personalità da eliminare al momento del “golpe”.<br />

Nell’archivio si ritrova la pratica iniziale del 1969: è sostanzialmente identica. Molino è lo stesso<br />

che ha definito “non interessanti” i nastri delle intercettazioni fatte sui telefoni di Freda e Ventura<br />

tra il 15 e il 19 aprile 1969, durante il vertice che diede il via, di fatto, alla stagione delle bombe.<br />

Nel settembre del 1969 nuova richiesta di intercettazione da parte del Procuratore Capo di Padova,<br />

Aldo Fais. La risposta fu identica, nulla. Quei nastri provavano invece che Freda stava acquistando i<br />

timer, congegni a tempo. La bomba di Piazza Fontana aveva un temporizzatore. Questi nastri,<br />

riascoltati nel 1972, divennero uno degli elementi principali dell’accusa a Freda e Ventura. Molino<br />

era lo stesso poliziotto che aveva “archiviato” la denuncia fatta dallo studente Giorgio Caniglia che<br />

aveva portato negli uffici della polizia di Padova una borsa simile a quella non esplosa e ritrovata<br />

nel pomeriggio del 12 dicembre alla Banca Commerciale di Milano. Convocata quattro giorni dopo<br />

la commessa della valigeria “Al Duomo” di Padova, questa dirà di averne vendute 4 uguali il 10<br />

dicembre. “A comprarle è stato un giovane alto, con i capelli neri”. L’avvocato di Ventura disse<br />

chiaro e tondo che “Molino conosceva bene Freda e l’aveva anche avvertito dei controlli telefonici.<br />

E’ il mio assistito che lo sostiene e lo ha detto ai giudici”. Freda, pochi lo ricordano, ha fatto il suo<br />

esordio operativo in Alto Adige, a contatto con la vicenda del terrorismo altoatesino che tanto<br />

interessava la Germania. I piani trovati a Padova altro non erano che quelli della “Rosa dei Venti”,<br />

un nome che non può che evocare il simbolo della Nato. Tra i referenti principali di quella<br />

organizzazione c’erano gli “Elmi di acciaio”, la più agguerrita organizzazione nazista operante in<br />

Germania. Tra gli aderenti anche Nobert Burger, ex professore all’Università di Innsbruck, ben<br />

conosciuto per le sue azioni terroristiche in Alto Adige. Della stessa organizzazione faceva parte<br />

anche un ex ministro Dc, Hans Krueger. Dagli “Elmi” proviene Von Thadden, fondatore nel 1964<br />

del partito neo nazista Npd. In Austria a fondare l’Npd è Norbert Burger. Porta Casucci è una<br />

aderente agli “Elmi d’acciaio” e spesso va a Monaco. Freda fu sospettato a lungo di essere l’autore<br />

di un attentato ad un treno che arrivava a Trento da Monaco di Baviera. Due poliziotti intervengono<br />

e portano la bomba giù dal treno. Muoiono mentre cercano d’aprirla. Nell’agosto del 1969 Livio<br />

Jaculano, un detenuto per fatti criminali, dice ai magistrati che “l’avvocato Fredda” di Padova è il<br />

mandante dell’attentato. Un verbale importante che finisce su un binario morto, è il caso di dire.<br />

A Padova tra gli uomini di Molino c’è un commissario vecchio stampo, Pasquale Juliano. Contano<br />

i fatti. E solo quelli. Nell’aprile 1969 indagando sulle bombe Juliano, grazie a balordi e confidenti,<br />

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