Paolo Cucchiarelli - Misteri d'Italia
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Solo che “il momento dell’emergenza è stato anticipato utilitaristicamente. In questo modo è stato<br />
conferito a quei militanti un potere operativo che è degenerato nelle stragi”. 11<br />
Fu nella veste di tecnico delle armi e d’informatore che Digilio andò nel casolare di Paese, un<br />
piccolo centro vicino Treviso, a controllare l’arsenale del gruppo ordinovista. Aveva ricevuto un<br />
esplicito ordine dal suo caporete, Sergio Minetto. Dal 1967 al 1992 Digilio svolge questo doppio<br />
incarico: ordinovista e agente Usa.<br />
Il pentito nei verbali dell’inchiesta delinea un quadro del retroterra politico della strage del 12<br />
dicembre; di quelli che potremmo definire “mandanti senza volto’’ giudiziario ma dal profilo<br />
politico identificabile: a gestire l’operazione, in chiave politica, sarebbero stati i socialdemocratici<br />
“fin dall’inizio”, una parte della Dc, il vertice e una parte del Msi. A questo progetto sarebbe stato<br />
dato un sostanziale assenso dalla rete americana che dipendeva dalle basi americane (e Nato) del<br />
Veneto e che “controllò’’ l’attività del gruppo di On.<br />
Digilio ha raccontato che gli esponenti di On in Veneto, erano “delusi” per la “ritirata” di Rumor<br />
che aveva impedito “un’immediata presa di posizione dei militari. Disse proprio ‘presa di<br />
posizione’ e non ‘presa di potere’, nel senso che sarebbe stato un primo intervento che avrebbe dato<br />
inizio ad un maggior controllo dei militari sulla vita del Paese, senza un vero e proprio colpo di<br />
Stato. Ciò avrebbe comunque permesso l’uscita allo scoperto dei ‘Nuclei di difesa dello Stato’, cioè<br />
le strutture miste militari-civili che avevano il compito di sostenere la svolta autoritaria’’. Inoltre -<br />
aggiunge Digilio - un esponente del gruppo di On “in modo ironico, ma con sicurezza, mi spiegò<br />
che l’incriminazione degli anarchici era stata studiata dai servizi segreti nel momento in cui era<br />
stata concepita l’intera operazione”.<br />
Anche l’altro pentito dell’inchiesta Salvini, Martino Siciliano, che partecipò a tutta una serie di<br />
attentati che precedettero la strage per essere poi scartato nella fase finale perché giudicato<br />
inaffidabile dai leader del gruppo, ha fornito testimonianze utili a capire chi volle la strage e<br />
perché: “ (…) già prima dei fatti del dicembre vi erano stati contatti tra alti esponenti di On a Roma<br />
e ambienti istituzionali, soprattutto democristiani, per giungere ad una soluzione di quel tipo in caso<br />
di attentati gravi. Tale soluzione (il golpe istituzionale, NdA) sembrava sicura ma dopo gli attentati<br />
del 12 dicembre l’on. Rumor aveva disatteso queste nostre attese e non si era sentito di portare<br />
avanti questa scelta. Per questo l’on. Rumor, agli occhi degli alti dirigenti d’Ordine Nuovo, (…), era<br />
visto come un traditore e quindi andava prima o poi punito’’.<br />
L'inchiesta Salvini ha permesso di acquisire molte novità ma la principale – come si è scritto - è il<br />
'controllo Usa' su On e l'opera di supporto e incoraggiamento svolto dai servizi segreti militari<br />
americani. Sorprende che tutti i protagonisti di questa inchiesta siano citati nelle vecchie carte<br />
processuali o addirittura nelle precedenti sentenze. Se i nomi degli indagati, oggi assolti<br />
definitivamente, non sono una novità, inedita è stata la disponibilità che ha potuto dare chi ha<br />
partecipato a questa battaglia politica (“ci sentivamo carabinieri senza stellette”) dopo la caduta del<br />
Muro di Berlino, la fine della prima Repubblica e l'emergere della struttura di Gladio, vero e<br />
proprio modulo operativo statuale della “guerra non ortodossa” che ha il suo omologo politico<br />
segreto nella “guerra tra la folla” teorizzata e realizzata da Guerin Serac e dall' Aginter Press in<br />
Italia tramite On e An.<br />
Di ciò tratta dettagliatamente nei suoi libri e saggi Vincenzo Vinciguerra, il “soldato politico”, già<br />
militante On e An, che da anni denuncia, in una solitaria battaglia, le nefandezze (“Fosse per lo<br />
Stato e i suoi apparati, io sarei alle Bahamas. Se sono qui in carcere è perché l'ho voluto io”), le<br />
coperture, le responsabilità e i servigi offerti da strutture ufficiali e segrete dello Stato agli<br />
estremisti di destra indicando anche il “regista ultimo” di questa complessa macchina politicomilitare<br />
che ha segnato così duramente gli anni Sessanta e Settanta, quelli del centrosinistra e della<br />
distensione: “L'organizzazione camuffata da Aginter Press in Portogallo e Rosa dei Venti in Italia,<br />
quella che sparge terrore sotto la sigla Oas in Francia e che predica la distruzione del sistema come<br />
Ordine Nuovo in Italia, non è altro che l'Organizzazione per antonomasia, è l'organizzazione Nato”.<br />
11 “Mastelloni: bombe sfuggite di mano ai servizi”, l’Unità , 11 dicembre 1999.<br />
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