Paolo Cucchiarelli - Misteri d'Italia
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La “verità” politica su Piazza Fontana Bellini l’ha saputa, sia pure per sommi capi, prima che tutto<br />
accadesse, già nel settembre del 1969, da un amico commilitone dei tempi del SOE , il servizio<br />
segreto militare inglese, le cui iniziali erano G.A che in effetti all’epoca era un agente dell'IRD<br />
(Information Research Department, di fatto una branca operativa dei servizi di Londra), che gli<br />
annunciò che ci sarebbe stato presto “qualcosa di grosso”.<br />
Immediatamente dopo la strage, l'amico inglese tratteggiò questo retroscena: vi era stato un grosso<br />
scontro istituzionale fra l’area che aveva a capo Saragat, definibile come ‘partito americano’, e<br />
l'area che aveva fatto capo a Moro; scontro che aveva avuto il suo epilogo a fine dicembre. Aveva<br />
vinto la seconda linea grazie alla possibilità di mettere sul tavolo i primi risultati delle indagini<br />
volute dal ministro Gui, tramite i carabinieri, che avevano evidenziato da subito la responsabilità di<br />
gruppi di destra. “Per questa ragione - spiega Bellini- non era stato decretato la Stato d’emergenza e<br />
non erano state sciolte le Camere, come soprattutto i settori del rinato Psu volevano, anche se<br />
l'accordo si era comunque concluso lasciando da parte i risultati delle prime indagini sulla destra e<br />
lasciando che si sviluppasse la cosiddetta ‘pista rossa’. Il ‘giornalista’ inglese mi disse che l'on.<br />
Rumor, che inizialmente faceva parte dell’area del ‘partito americano’, fortemente colpito dalla<br />
grande mobilitazione popolare che vi era stata ai funerali delle vittime della strage, era stato colto<br />
da dubbi e si era alleato con l'onorevole Moro non consentendo così che avvenisse una svolta<br />
autoritaria e soprattutto non consentendo che fossero sciolte le Camere” 43 . Bellini nel suo libro<br />
attribuisce ad un altro politico, Giulio Andreotti, un ruolo rilevante; decisivo nell’impedire lo<br />
scioglimento del Parlamento. A sostenere Moro sono Forlani e Andreotti. Piccoli appoggia il<br />
titubante Rumor. I conti si tireranno nella direzione Dc post-strage. Nella relazione introduttiva<br />
Forlani si schiera nettamente contro lo scioglimento anticipato delle Camere. “Una crisi<br />
disarticolata, al buio, aperta nel totale dissenso e priva di indicazioni aprirebbe troppe gravose<br />
incognite”, dice il segretario della Dc. 44<br />
Dalla stampa inglese, subito dopo la strage di Milano, viene l'accusa di aver predisposto un ‘golpe<br />
strisciante’ 45 , un’inusitata critica che è “una sorta di presa di posizione ufficiale ben comprensibile<br />
negli ambienti politico-diplomatici, che intendevano disapprovare la possibile destabilizzazione del<br />
nostro Paese a seguito di un eventuale scioglimento delle Camere”. Ciò era stato ben capito da<br />
Saragat che “stizzito aveva indotto il governo ad una presa di posizione diplomatica”. “Comunque -<br />
è la tesi di Bellini - da tale messaggio l’ala che faceva capo a Moro e a una forte parte della Dc<br />
aveva capito che non era isolata”.<br />
“Il Segreto della Repubblica” uscì in libreria nell’ottobre del 1978, quando sui giornali si<br />
commentavano, tra mille polemiche, proprio le carte di Aldo Moro trovate a via Monte Nevoso, in<br />
una base delle Br.<br />
Inizialmente il magistrato ipotizzò, prima di interrogare Bellini che aveva scritto il suo volume sotto<br />
pseudonimo, che alcune di quelle notizie potessero essere frutto proprio di notizie raccolte dalle Br<br />
durante la prigionia. Ipotesi non del tutto peregrina se si riflette su che cosa volevano sapere dal<br />
Presidente della Dc le Brigate Rosse dopo averlo rapito e prima di ucciderlo.<br />
Tra le questioni centrali che le Br intendevano conoscere da colui che ai loro occhi rappresentava il<br />
“cuore dello Stato”, il vero e unico rappresentante, insieme ad Andreotti, del Potere-Stato della Dc,<br />
c’era proprio la “verità” sulla strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969, a Milano.<br />
La “porta stretta” della storia di quegli anni dove tutto passa, volenti o nolenti.<br />
“A Moro era stato detto – affermò Patrizio Peci, il primo pentito delle Br nel verbale del 4 febbraio<br />
1980 – che se avesse denunciato gli scandali del regime, come per esempio i retroscena della strage<br />
di Piazza Fontana, sicuramente sarebbe stato liberato”. Anche Adriana Faranda, la “postina” delle<br />
lettere di Moro, unitamente a Valerio Morucci, ha confermato questo obiettivo centrale degli<br />
interrogatori Br: “Moro non parlò, fu evasivo nelle risposte. Se avesse detto ‘come Dc siamo<br />
coinvolti nel golpe Borghese o nella strage di Piazza Fontana’ forse si sarebbe salvato.<br />
43 Intervista all’autore a Fulvio Bellini<br />
44 Fulvio Bellini-Gianfranco Bellini,op. cit. ,p.117<br />
45 Intervista dell’autore a Fulvio Bellini<br />
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