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“Lavorare con le emozioni” – Il volume raccoglie i contributi originali

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comunicazione non verba<strong>le</strong> e gestua<strong>le</strong>, sono abilità che possono essere migliorate<br />

attraverso un incremento di <strong>con</strong>sapevo<strong>le</strong>zza persona<strong>le</strong>. A sua volta la<br />

<strong>con</strong>sapevo<strong>le</strong>zza dei propri schemi cognitivi ed affettivi e della dinamica che esiste<br />

tra questi due livelli dell’esperienza, <strong>le</strong> strategie di quali sono <strong>le</strong> strategie di<br />

regolazione emotiva che tendiamo ad usare in modo privi<strong>le</strong>giato ci <strong>con</strong>sentono poi<br />

di applicare al meglio <strong>le</strong> nostre competenze professionali e di modificare o<br />

modulare reazioni comportamentali ed emotive.<br />

Ogni insegnante declina il proprio “sapere pedagogico” in un modo unico e<br />

individua<strong>le</strong>. Questo vuol dire che traduce il proprio agire didattico attraverso il<br />

filtro della propria organizzazione di personalità. Non solo, ma lo sti<strong>le</strong> di<br />

personalità guida il modo in cui l’insegnante si mette in relazione <strong>con</strong> il singolo<br />

allievo, <strong>con</strong> il gruppo-classe nella sua comp<strong>le</strong>ssità, <strong>con</strong> i col<strong>le</strong>ghi, <strong>con</strong> i genitori,<br />

<strong>con</strong> <strong>le</strong> autorità scolastiche. Saper ri<strong>con</strong>oscere <strong>le</strong> situazioni soggettivamente<br />

difficili o prob<strong>le</strong>matiche, identificare <strong>le</strong> risorse disponibili nel<strong>le</strong> situazioni difficili<br />

o, viceversa, la difficoltà nel veder<strong>le</strong>, adattare <strong>le</strong> proprie strategie didattiche al<strong>le</strong><br />

situazioni di volta in volta mutevoli, sono il risultato del modo in cui l’insegnante<br />

costruisce «il (suo) punto di vista “dall’interno” assolutamente unico ed<br />

esclusivamente soggettivo pur vivendo in una realtà socia<strong>le</strong> oggettivamente<br />

<strong>con</strong>divisibi<strong>le</strong>» (Guidano, 1987, p. 111), in una parola dalla sua Organizzazione di<br />

Personalità. Ad esempio, la capacità di un insegnante di riuscire ad individuare la<br />

presenza di un aiuto (e il tipo di aiuto) nei momenti di crisi professiona<strong>le</strong> dipende<br />

anche dallo sti<strong>le</strong> di personalità: solo per alcuni docenti i col<strong>le</strong>ghi di lavoro sono<br />

avvertiti come fonte di supporto e aiuto nei momenti di crisi, per altri i pari grado<br />

sono interlocutori potenzialmente critici e giudicanti a cui bisogna nas<strong>con</strong>dere i<br />

propri eventuali stati di vulnerabilità (Strepparava, 2006; Zorzi et al., 2008).<br />

IL MODELLO TEORICO DI RIFERIMENTO: L’APPROCCIO CLINICO<br />

COSTRUTTIVISTA<br />

Assunto fondante del cognitivismo-costruttivista è che il soggetto costruisce una<br />

sua rappresentazione della realtà. Non esiste una realtà esterna oggettiva, distante<br />

dal soggetto, data indipendentemente da chi la osserva: l’osservatore è sempre<br />

parte di ciò che osserva, introducendo un ordine che è soggettivo e in base al<br />

qua<strong>le</strong> coglierà aspetti che sono significativi solo per lui (Guidano, 1987, 1991).<br />

Questo punto di vista comporta ricadute importanti anche sul piano pedagogico<br />

perché significa dare centralità alla soggettività dell’insegnante, ri<strong>con</strong>oscere e<br />

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