“Lavorare con le emozioni” – Il volume raccoglie i contributi originali
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<strong>–</strong> in ultima analisi naturalistico, seppure <strong>con</strong>dotto <strong>con</strong> metodologie qualitative <strong>–</strong><br />
della <strong>con</strong>versazione, terapeutica e non, e degli aspetti procedurali ad essa correlati.<br />
In questo senso vorremmo tentare di <strong>raccoglie</strong>re la “sfida”, scientificamente<br />
parlando s’intende, relativa agli ineludibili prob<strong>le</strong>mi della comprensione della<br />
soggettività che la svolta ermeneutica del cosiddetto se<strong>con</strong>do post-razionalismo<br />
(Arciero & Bondolfi, Liccione) e altri approcci “<strong>con</strong>sanguinei” (vedi i lavori di<br />
fenomenologia ermeneutica di Giovanni Stanghellini, ad esempio) utilmente<br />
pongono.<br />
È evidente che la componente emotiva dell’esperienza presenta un carattere di<br />
inafferrabilità e indicibilità che marca non solo il tentativo di comprensione<br />
dell’altro ma anche la posizione che ognuno viene ad avere nei <strong>con</strong>fronti di sé<br />
stesso. Ta<strong>le</strong> carattere è lasciato intendere fin nella definizione di emozione: basti<br />
citare ad esempio quella fornita da Jean Paul Sartre che la <strong>con</strong>sidera una “<strong>con</strong>dotta<br />
irrif<strong>le</strong>ssa, vissuta, prima di essere pensata e <strong>con</strong>osciuta, e operante una trasformazione<br />
magica del mondo…” o pensare a Maxine Sheets-Johnstone, che<br />
definisce <strong>le</strong> emozioni come “motivazioni vissute al movimento” intendendo<br />
quest’ultimo come aspetto primario a qualunque altra espressione della<br />
soggettività umana.<br />
Senza poterlo approfondire e comunque col solo scopo di introdurci ulteriormente<br />
alla comp<strong>le</strong>ssità del<strong>le</strong> emozioni, va citato il tema del <strong>con</strong>tributo dell’esperienza<br />
emotiva all’origine e alla costruzione dell’identità persona<strong>le</strong>. Già da una<br />
prospettiva che potrebbe dirsi biologico-comportamenta<strong>le</strong> è possibi<strong>le</strong> evidenziare<br />
come l’esperienza emotiva aumenti progressivamente i gradi di libertà della nostra<br />
specie, in quanto <strong>con</strong>sente la separazione tra stimolo induttore e risposta emotiva<br />
(Anolli, Le emozioni, Unicopli, 2002). Ciò procura entro certi limiti la possibilità<br />
di gestire <strong>le</strong> emozioni, orientar<strong>le</strong> nel tempo se<strong>con</strong>do certe traiettorie e rende<br />
possibi<strong>le</strong> l’affinamento di una competenza emotiva sempre più articolata e<br />
sofisticata. In modo straordinariamente più articolato e incisivo, rifacendosi per<br />
certi versi alla <strong>con</strong>cezione diacronica degli affetti di Tompkins, Magai e Haviland-<br />
Jones nello sp<strong>le</strong>ndido saggio The hidden genius of emotions mostrano quello che<br />
potremmo definire l’aspetto frattalico che caratterizza l’unicità individua<strong>le</strong>, e che<br />
traccia un filo di unità analogica tra la singola espressione emotiva, ad esempio<br />
quella del volto in un dialogo, e il copione e la storia di una vita intera. Le<br />
biografie di terapeuti influenti quali Albert Ellis, Fritz Pearls e Carl Rogers ci<br />
vengono rac<strong>con</strong>tate mostrando come il tutto possa rivelarsi nel frammento grazie<br />
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