“Lavorare con le emozioni” – Il volume raccoglie i contributi originali
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ego<strong>le</strong> <strong>con</strong>venute. Se prendiamo in esame, per esempio, la nota distinzione fra <strong>le</strong><br />
emozioni primarie e se<strong>con</strong>darie, proposta da Plutchik (1980) e magistralmente<br />
trattata da Michael Lewis (1995) <strong>con</strong> la distinzione fra emozioni da esposizione ed<br />
emozioni autovalutative, scopriamo che la supposta necessità di processi cognitivi<br />
comp<strong>le</strong>ssi e dell’esistenza di un Sé referenzia<strong>le</strong> in grado di comprendersi<br />
rif<strong>le</strong>ssivamente nel linguaggio meriterebbero una profonda discussione. Come<br />
osserva Draghi-Lorenz (2009), infatti, comportamenti ed espressioni tipiche di<br />
una reazione di gelosia sono comuni anche in bambini di dieci mesi, ad un’età,<br />
quindi, che precede non solo il ri<strong>con</strong>oscimento di sé allo specchio ma anche<br />
l’acquisizione del linguaggio.<br />
Della natura e dell’essenza del nostro sentire possiamo tutti discorrere, poiché è<br />
parte fondamenta<strong>le</strong> della esperienza umana <strong>con</strong>divisa. Al di là del<strong>le</strong> teorie, la<br />
rif<strong>le</strong>ssione comune è importante in quanto è il luogo in cui si costituisce la<br />
ragione, e la <strong>con</strong>oscenza non può che essere il frutto di una cooperazione fra più<br />
soggetti che si correggono reciprocamente. Intendo dire che, prima ancora di farne<br />
oggetto di studio scientifico o di esaminarne <strong>le</strong> variazioni individuali e <strong>le</strong><br />
idiosincrasie <strong>le</strong>gate al carattere, potremmo ritrovare il gusto e la saggezza di un<br />
<strong>con</strong>fronto fra ciò che nell'esperienza ci accomuna, riguardo al sentire e ai suoi<br />
significati, e approfondirne la comprensione.<br />
L’esame attento e scrupoloso dell’esperienza soggettiva è, a mio avviso, l’aspetto<br />
più saliente del cognitivismo post-razionalista, che sottolinea l’importanza di<br />
indagare i <strong>con</strong>tenuti e i modi del sentire e del pensare senza compiere il<strong>le</strong>cite<br />
inferenze. L’altra caratteristica fondamenta<strong>le</strong> di questo approccio è quella di<br />
<strong>con</strong>siderare <strong>le</strong> manifestazioni del disagio psichico come l’espressione di un modo<br />
di riferirsi <strong>le</strong> esperienze che non sono state adeguatamente comprese. È a ta<strong>le</strong><br />
scopo che si utilizzano alcune categorie di processi autoreferenziali, <strong>le</strong> ben note<br />
Organizzazioni di Significato Persona<strong>le</strong>, che rappresentano modi di riferirsi e di<br />
ordinare esplicitamente la propria esperienza, e che sono vincolati alla<br />
“<strong>con</strong>oscenza tacita di sé” (Guidano, 1991). Tali modi di ordinare l’esperienza,<br />
cioè di “spiegarsela”, si attivano automaticamente ogniqualvolta un aspetto<br />
dell’esperienza sfugga alla comprensione spontanea e immediata, la qua<strong>le</strong> invece<br />
non necessita di alcuna spiegazione e può semplicemente essere esplicitata. La<br />
spiegazione, pertanto, interviene come tentativo di rendere familiare e coerente<br />
un’esperienza non compresa. Nel fare ciò, essa può illuminare oppure oscurare<br />
l’esperienza autentica.<br />
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