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“Lavorare con le emozioni” – Il volume raccoglie i contributi originali

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quadro delirante in un soggetto <strong>con</strong> una psicosi) ma può anche produrre la<br />

comparsa di uno stato d’ansia o di una depressione del tono dell’umore.<br />

Per il post-razionalismo, dunque, <strong>le</strong> emozioni hanno un valore <strong>con</strong>oscitivo<br />

fondamenta<strong>le</strong>, fornendo un punto di partenza per comprendere come funziona un<br />

soggetto, nei termini di come assimila l’esperienza e la utilizza nella costruzione e<br />

nel mantenimento attivo del senso di sé.<br />

Facendo una metafora, non fatichiamo a comprendere come quello che mangiamo<br />

non sia più, dopo un po’ di tempo, un insieme di carboidrati, proteine e lipidi, ma<br />

entri a far parte in modo in<strong>con</strong>fondibi<strong>le</strong> del nostro corpo. Abbiamo invece più<br />

difficoltà a pensare che questo lavoro di trasformazione lo facciamo <strong>con</strong><br />

l’esperienza che viviamo, attimo dopo attimo. Noi “mangiamo esperienza”: anche<br />

in questo caso, l’esperienza non rimane qualcosa di oggettivo, di estraneo e<br />

<strong>con</strong>diviso, ma diventa quello che siamo (non fisicamente ma psicologicamente),<br />

in termini di senso, di visione di noi e del mondo.<br />

La psicoterapia viene ad essere, così, un processo strategicamente orientato<br />

all’autoriferimento del<strong>le</strong> emozioni perturbanti, <strong>con</strong>sentendo una riformulazione in<br />

termini interni di ciò che è accaduto oggettivamente all’esterno, in modo da poter<br />

ampliare i <strong>con</strong>fini di una organizzazione di significato persona<strong>le</strong>, rendendola al<br />

tempo stesso più comp<strong>le</strong>ssa e f<strong>le</strong>ssibi<strong>le</strong>.<br />

Comprendere come avviene questa riformulazione dell’esperienza è dunque la<br />

chiave d’accesso per esplorare insieme <strong>con</strong> l’altro il suo mondo interno.<br />

Rif<strong>le</strong>ttendo sul<strong>le</strong> emozioni, occorre a questo punto porsi una serie di domande.<br />

Questi interrogativi riguardano come si strutturano <strong>le</strong> emozioni, come<br />

costruis<strong>con</strong>o il nostro modo soggettivo di “sentire” noi stessi e gli altri nel<strong>le</strong><br />

vicende che ci accadono e, quindi, come esse entrano nella costruzione del<strong>le</strong><br />

nostre trame narrative, <strong>con</strong>dizionando l’ordinamento cognitivo del<strong>le</strong> <strong>con</strong>vinzioni<br />

personali.<br />

Sulla base di una scala “gerarchica”, nella comune ottica razionalista alla qua<strong>le</strong><br />

siamo abituati <strong>–</strong> oggettiva e riduzionista <strong>–</strong> riteniamo che sia il modo di pensare (il<br />

“filtro cognitivo”) a gestire <strong>le</strong> emozioni. In realtà, avviene anzitutto il <strong>con</strong>trario: il<br />

sistema limbico si attiva molto prima della corteccia cerebra<strong>le</strong> e la clinica insegna<br />

(si pensi ad un attacco di panico) che <strong>le</strong> memorie emozionali, in larga parte al di<br />

fuori del campo della <strong>con</strong>sapevo<strong>le</strong>zza, <strong>con</strong>dizionano la razionalità, mentre non<br />

sempre possono essere gestite da questa (al massimo possono essere tenute più o<br />

meno sotto <strong>con</strong>trollo). Come è stato dimostrato in un recente articolo su Nature<br />

(Ruediger et al., 2011), quando viviamo un’esperienza emotivamente intensa noi<br />

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