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coverstory - Aidp

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idee segnalibro<br />

2011, odissea<br />

nel lavoro<br />

Si chiama Alice senza niente ed è un piccolo caso editoriale<br />

che ripercorre le vicende di una ragazza come tante,<br />

alle prese con improduttivi e improbabili colloqui di lavoro<br />

Francesco Caggio<br />

effe.cg@libero.it<br />

Pedagogista, formatore<br />

e consulente, collabora<br />

con l’Università degli Studi<br />

Milano-Bicocca<br />

»<br />

Le dispiace seguirmi?», conclude<br />

la caposettore casse<br />

dell’ipermercato di Torino<br />

dopo una breve presentazione,<br />

sorridendo a bocca larga. «Si!», risponde<br />

Alice con «un sorriso più largo del suo,<br />

senza neanche rendermi conto di averle<br />

detto, non volendo, che... mi scoccia<br />

(grassetto e sottolineatura di chi scrive,<br />

ndr) questa cosa di doverla seguire. Lei<br />

non ha colto l’incertezza e ha continuato<br />

a sorridermi».<br />

Copione già scritto<br />

In questo passaggio si apre il gioco stereotipato<br />

e consunto della "sceneggiata", di<br />

un colloquio che segue un copione già prestabilito,<br />

a cui le due si attengono come<br />

burattine a cui non è permesso essere<br />

o muoversi come sarebbe vitale per chi<br />

chiede lavoro e per chi lo offre. Ognuna<br />

delle due (sarà chiesto dalla caposettore<br />

di darsi del "tu"; e come si potrebbe altrimenti<br />

in una società televisivamente<br />

friendly?) non potrà essere che scontatamente<br />

una maschera. L’una (Alice: ma in<br />

che paese vive?) mistificata e alienata, e<br />

pateticamente masochista, nella sua vana<br />

ricerca di un lavoro che o non c'è o non<br />

troverà, vista la biografia professionale<br />

che ha e tenuto conto del mercato del<br />

lavoro attuale (ma non si scrivono più<br />

luttuosi, ma salvifici romanzi tipo Le illusioni<br />

perdute e il tempo ritrovato?), l’altra<br />

– la caposettore – mistificata e alienata<br />

nella sua fede fittizia nel suo lavoro e<br />

ruolo (oh, i miserabili che diventano dei<br />

LA SCHEDA<br />

Titolo Alice senza niente<br />

Autore Pietro De Viola<br />

Anno 2011<br />

Casa editrice Terre di Mezzo editore<br />

Pagine 94<br />

Prezzo 10 euro<br />

veri sadici per non rischiare di vedere<br />

ciò che sono stati e ciò che ancora sono),<br />

negandosi di essere anch’essa sempre,<br />

come tutti noi, appesa a un filo e di star<br />

giocando una delle poche reali soddisfazioni<br />

che le dà il suo lavoro: prendere<br />

in giro gli altri, prendendosi in giro, per<br />

non vedersi ammalata.<br />

Esito previsto<br />

Infatti sottolinea e si complimenta<br />

per il 110 di Alice che ringrazia, e<br />

che, avendo – come tutti noi, compresa<br />

la caposettore – visto molta<br />

televisione, non solo è euforica, ma<br />

sorride, sorride, e la bocca e la dentatura,<br />

lo insegnano tutti i manuali<br />

per il successo, sono importanti (oh,<br />

benedetta etologia). Sorride in attesa<br />

di essere inchiodata da una domanda<br />

che la riporta alla realtà, alla nuda e<br />

cruda realtà della signora che le chiede<br />

perché è lì, proprio lì: Alice presa<br />

dal suo film casca sulla domanda che<br />

era già prevista dopo tre battute di<br />

messa a proprio agio della vittima,<br />

che dovrà (ma quale sarà mai l’esito<br />

in termini di comprensione di come<br />

gira il mondo nella testolina di Alice?)<br />

poi assentire a un già predisposto<br />

sermoncino pedagogico.<br />

Tempo buttato via, tempo perso,<br />

tempo di alienazione e di mistificazioni,<br />

tempo della disconferma delle<br />

reciproche esistenze sia questo e sia<br />

l’altro colloquio che segue, perché il<br />

mondo è fatto a quinte che bisogna<br />

schiudere con la risposta giusta a una<br />

domanda che rimanda sempre a un<br />

“doppio legame”.<br />

Quindi che l’azienda risparmi e che<br />

lavori con il “passaparola” e che Alice<br />

impari a fare bene l’orlatrice, che<br />

il fashion made in Italy ne ha molto<br />

bisogno. Meglio essere crudeli che<br />

inautentici. <br />

n<br />

71

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