Fotografare - Novembre 2014

l’apparente immobilità degli iceberg
affioranti e che caratterizzano le
lingue estreme del ghiacciaio
Vatnajökull, il più grande d’Islanda e
d’Europa, la cui superficie è
all'incirca pari a quella dell’Umbria.
In queste lagune trovano spesso
rifugio foche e sterne artiche. Spinti
dalla corrente sottomarina, gli
iceberg si staccano in masse
voluminose e raggiungono la riva
del mare, depositandosi spesso in
frammenti più o meno grandi, sulla
spiaggia nera di cenere di lava. Qui
la continua erosione del vento e
delle onde, li modella creando
insolite forme astratte o
riconducibili ad animali esistenti in
natura. Fotografati all’alba o al
tramonto assumono lucentezze e
colori davvero inimmaginabili.
L’Islanda offre quindi molteplici
spunti fotografici non solo naturali,
come ad esempio le tipiche
costruzioni col tetto di torba sparse
in buon numero nelle campagne e
attualmente adibite per lo più a
fattorie o bed & breakfast. Il tutto è
comunque caratterizzato dalla
varietà ed intensità della luce
islandese, spesso molto morbida e
diffusa a causa del cielo quasi
sempre nuvoloso, soprattutto nel
lungo inverno. Le difficili condizioni
meteo mi hanno consentito anche
di verificare l’efficienza della mia
attrezzatura fotografica. Mi ero
premunito del classico sacchetto di
plastica trasparente con elastico per
preservare la mia Nikon dalle
intemperie ma distratto dal furore
fotografico da cui ero pervaso, ho
finito per non utilizzarlo mai. Eppure
la D600 s’è confermata affidabile e
robusta. Il telaio in lega di magnesio
e le guarnizioni che la proteggono,
hanno garantito un’ottima tenuta
anche sotto forti nevicate, la pioggia
e l’immancabile vento. ■
www.enricobarbini.com
novembre 2014 | fotografare 83