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Arcipelago Itaca 8

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Su Bitume d’intorno[…] La sua (di Luca Ariano) è poesia che racconta, che narra una quotidianità ‘sgretolata’ in cui il tutto convive, s’incastra, ma porta tatuato unadichiarata disarmonia. Incalzante il procedere, vissuto, sacralizzato e ascoltato dagli anziani nei bar della Lomellina o da quegli ultimi partigianirimasti in vita e stazionanti nei circoli ARCI di Parma. Interrogativo e interrogante è il futuro, più certo il passato, anche se trasmesso tramiteun’innalzata tradizione orale, ma pur fonte del mito. Forse ché nell’oggi si nasca già vecchi? Sì, penso proprio di sì, dal come le generazioni discrittori in versi, targate anni fine ’70 e ’80, del secolo scorso, si pongono, più o meno dichiaratamente (ma i testi non fingono) quali testimonidi un crollo d’idealità e d’identità e, di fronte al tribunale della storia, lo dichiarano senza remore. Resta, in alcuni, un modo di reagire, o,meglio, di re-agire, quello di dare fondo a ciò che resta di una poesia civile, impegnata, accusatoria. Il dialetto si mischia con l’inglese avanzante,la natura e le geografie familiari si contaminano, tristemente, con i megastore di un’America priva di radici. Si tenta, con l’ironia, di abbassare lasoglia del dolore, si tenta di esorcizzare con la ripetizione di aggettivi, neologismi, assonanze-dissonanze, con quella voluta ‘pesantezza’, conquel rotolio, ma la rottamazione di una società e di una civiltà è già in atto. Non esistono formalismi, artifici verbali, strutturalismi che possanostemperare l’ansia e forse, nel giusto, è meglio che sia così. Il mondo è sull’orlo dell’abisso, e il mondo di Ariano, pur essendo un micro-mondo,non è da meno. Balla-traballa, come la morte di Goya sulla fune. Disincanto, ecco il termine, che il ‘bello’ non riesce a rimpiazzare, perché il‘bello’ è stato sepolto già da un pezzo, ce ne resta solo il ricordo. Così, nella carne di ogni poesia, s’innestano voci-coro, voci-ringhi, vocistereotipi,voci dell’ignoranza e del preconcetto dilaganti. Il mondo fa il controcanto a Luca e, Luca, fa rimbalzare tali echi nelle sue scritture,quali slogan, quali sconcertanti espedienti di ‘malvivere’. Sono pure biciclettate su argini di canali e una sospirata e nostalgica civiltà agreste aproiettarci oltre, in quel meta-tempo in cui il poeta ricerca una ragione del suo e del nostro esistere, ma, di nuovo, la grettezza e lasuperficialità si abbarbicano alle ali e fanno precipitare. Ma Ariano non si arrende, come poi noi non ci arrendiamo… e resistiamo (ri-esistiamo).Gian Ruggero Manzoni, da “…e quel poeta che a venticinque anni si credeva vecchio…” (prefazione al libro)* * *Il blob poetico di Luca Ariano si aggira per le strade di un mondo che appare “alla frutta”, contempla quasi in silenzio la decadenza chiassosache ci accompagna, si serve spesso di un montaggio cinematografico, audio e video, che registrando commenta, ma raramente interviene,preferendo lasciare allo stesso montaggio il giudizio. Eppure Bitume d’intorno è attraversato da una gioia sottocutanea, un sentimentocrepuscolare che tiene unite le cose al poeta, un poeta che non si erge moralmente sopra il mondo ma che comicamente ne fa parte. LaLomellina diviene allora paradigma di una situazione dell’umanità ed Ariano osserva e raccoglie le voci che gli passano accanto, quelle dellepersone in strada: «ci rubano le donne!», poste alla stregua di voci e rumori provenienti dalla televisione, le immagini dei film che si ripetono agetto continuo ed entrano a far parte della realtà stessa. Non manca quasi nulla: la gente in coda per i dvd blockbuster, i Lanzichenecchi alSacco che scendono all’aeroporto, le note di Piero Ciampi, le notizie d’attualità, i videotelefonini, il dialetto, gli iper-super-maxicentricommerciali (novelle cattedrali del deserto), un altro «”sfattone” ecstasiato steso alla stazione / …anche il 2 agosto», le discussioni sulleprodezze del Napoli di Maradona, i contorni di una generazione cresciuta coi cartoni animati giapponesi sulle reti Fininvest e di quellaprecedente, se possibile ancora più nevrotica. Ma attenzione, il detrito linguistico che Ariano mette in atto resta appena accennato; preferisceun detrito tematico, e lo Zanzotto di Si, ancora la neve fa da epigrafe accanto al De Gregori de La storia siamo noi, e neppure si può parlare disatura per Bitume d’intorno (malgrado il titolo), perché la saturazione del reale e del letterario, pure in atto, manca di limacciosità, la poesia diAriano non riesce a divenire fastidiosa a se stessa; pervade i suoi versi una strana gioia di vivere, di scrivere per lo meno. La forma, anche nellarealizzazione di un ossimoro costante e permanente, vivifica di sé il contenuto e non gli permette di odiarsi.Mimmo Cangiano, gennaio 2005LucaAriano104

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