Da I resistenti (scritto insieme a Carmine De Falco)LucaAriano125Da ITALIAN WAR*Noi che non sappiamo far male a una moscacome figuriamo in questo giorno nuovodi guerra? Tu che non hai mai battagliatomilite esente, per troppi fratelli, per anagrafisbagliate, per un altro tempo, un fuori luogoper non aver dovuto abbracciare nessun pesonon aver martirizzato nientedi te spogliato da ideali tirato sumale, da consuetudini non corrette,il cervello ad imbucarsi in paradisidai consigli negligenti, non seguitici fermiamo ogni tanto ad osservarequesto panorama desolati, senza foga.Quei bambini non hanno mai visto agrumetidavanti al mare - forse i vecchi ricordano...Solo fiori di cemento, erbacce, acqua stagna.Teresa e Fiulin in una festa di quartiere:canzoni sguaiate tra cosce stonatecome prosciutti in vetrina. Volti contadinida album in bianco e nero truccatiper la passerella domenicale.Hai anche tu la sensazione supponented'esser di nuovo carne da macellocome al fronte, d'esser di nuovoignoto fumo umano, subdolametastasi, quando pensi di colpiree non ci riesci mentre guardiquei giovanotti che passeggianonei treni affatto estraneia tutto questo, con la scollaturasul viso di chi è condannatoa non riuscire. Che resistenza c'attendese pensiamo alla parola partigianimentre decidi di abdicare ma credidavvero che loro fossero bravi,che gli venisse naturale?Anch'io non saprei sparare.Affiorano dai satelliti civiltà scomparse,sommerse dalle foreste e dall’uomo;si dissotterrano navigli un tempoacque di lavandaie.Conta le gocce della condensa sui vetriil bambino - forse Fiulin,un pomeriggio d’inverno già sera presto.*
Su I resistenti (scritto insieme a Carmine De Falco)I Resistenti è un lavoro poetico … di Luca Ariano e Carmine De Falco, che trae origine da un lungo periodo di scambio di idee e confrontocontinuo. Un confronto che permette ai due autori (quasi coetanei ma provenienti da aree geografiche diverse) di scoprire, tra l’altro, dicondividere una stessa idea di poesia basata su una “scrittura” del reale che sappia ricongiungersi alla comunità/collettività attraverso unadescrizione poetica e onesta dell’umano e del quotidiano.LucaArianoIn “Arti in corso”, (http://artiincorso.wordpress.com/2011/05/05/presentazione-e-lettura-de-%e2%80%9ci-resistenti%e2%80%9d-venerdi-6-maggio-ore-1830-libreria-treves-piazza-del-plebiscito-napoli/#more-214), maggio 2011* * *Un poemetto di testimonianze, disobbedienze, infelicità e forse rabbia, scritto a quattro mani e costruito con tasselli tragicomici per raccontareuna guerra non dichiarata e forse nemmeno combattuta. Sfilano piccole storie di uomini e donne (cassaintegrati, precari, disoccupati,sottoccupati, maestre, casalinghe, piccoli lestofanti, qualche pedofilo e altri disagiati sociali) entro periferie postindustriali e degrado tardocontadino.E a mo’ di sutura gli inserti dei due autori, essi stessi protagonisti dell’Italian War.Per chi ama la mescolanza dei generi e l’attualità in poesia.Dal risvolto di copertina* * *I Resistenti è un’opera poetica a due voci, che si pone, già dal titolo, sul versante della poesia civile. Gli autori Carmine De Falco, napoletano, eLuca Ariano, lombardo, condividono la medesima tensione morale, il medesimo sguardo sulla realtà.Ciò che emerge dai versi è un panorama italico inquietante: periferie che hanno divorato la campagna e diventate a loro volta fatiscenti, dademolire e ricostruire insieme ai personaggi che le popolano, persi questi in vite ossessive, in ritualizzazioni dello squallore del sopravvivere, inchiacchiere che diventano vieppiù volgari, sintomo di un imbarbarimento che pervade il paese ricacciandolo in una condizione pre-illuministicae svuotata di ogni spessore etico e morale.La Resistenza che Ariano e De Falco sembrano indicare passa attraverso la ragione, attraverso il senso dell’agire umano, attraverso le vite chenon possono ridursi a contenitori di cose e ricettacolo di nuovi luoghi comuni da innestare su rinate miserie. Resistere significa quindi nonaccettare, non quietare la coscienza, non rinnegare il pensiero, non rassegnarsi alla degenerazione anche quando questa è dilagante,onnipresente in ogni angolo di strada, non adeguarsi, non scendere a compromessi che mangiano l’anima.Ma resistere significa anche essere nel dubbio, temere di non farcela, avere paura del futuro, accettare di essere precari, in balìa del vento, diessere spazzati via da folate un po’ più vigorose, di non avere la forza, di essere ancora «carne da macello / come al fronte».«Che resistenza c’attende / se pensiamo alla parola partigiani / mentre decidi di abdicare, ma credi / davvero che loro fossero bravi, / che glivenisse naturale?», in questi versi è racchiusa la domanda che ognuno dovrebbe porsi prima di decidere di adeguarsi, di gettare le armi dellaragione critica, e ingrossare le fila del “così fan tutti”.Enrico Cerquiglini, in “La dimora del tempo sospeso” (http://rebstein.wordpress.com/category/luca-ariano/), giugno 2012126* * *