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Arcipelago Itaca 8

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Sull’antologia Quattro giovin/astriuniversità, dai fumi puzzolenti dei lacrimogeni, dalla violenza feroce dei manganelli. Guardiamo?! Non basta! Lo dico con la consapevolezza chei giovani sono migliori di noi in moltissimi campi: «(…) È la riprova che il corpo è nostro / e se siamo in due si passa meglio / dal sognoall’esistenza, dall’esistenza / al sogno, nella notte» (pag. 56). Dice proprio questo Anna Ruotolo: la comunione tra giovani. Non l’odio e la cattivacompetizione come tra gli adulti. Sono trascorsi anni, di un secolo di sangue e di guerre, quando la speranza aveva il volto di Martin Luther Kingcon la sua espressione «Io ho un sogno»; quando Jacques Prévert scriveva: «(…) Bandito! Ladro! Briccone! Furfante! / È la muta della gentebenpensante / Che dà la caccia a un adolescente /(…) Arriverai mai al continente al continente?/ Qualche uccello sull’isola si vede volare / Etutto intorno all’isola c’è il mare» (Parole, Guanda, 1989).La seconda sezione della raccolta, titolata “a” come avvicino si compone di strofe cariche di una bellezza da spasimo: «(vieni a cena da me) / ilfiume si accende dove ha le mani / (…) La tavola è apparecchiata di fuoco / entra, siedi, aprimi il viso / ti trema negli occhi la luce / lungamente,/ come una terra che si avvicina / alla sua acqua /non ha fine» (pag. 81). L’enjambement accentua l’armonia dei versi. La similitudine degli occhiricolmi di una luce senza tempo, avvicinati al concetto dell’ansia che ha la terra di avvicinarsi alla sua acqua, ad un tempo eterno “senza fine”.Acqua che germina la vita neonatale, purezza dello sguardo umano che invita, chi legge, ad aprire “il viso” dove dimora la vera distanza trasogno e realtà. La poesia è racconto nei versi della Nostra poetessa?Starei attento a definire racconto l’ansia struggente di questo diario dialogo di Moleskine. Per chi sa discendere nel “fuoco” preparato sultavolo dell’invito c’è più dell’invito: «entra, siedi». C’è l’armonia che ci governa. L’armonia che viene chiamata «leggera gioventù», ma che inverità dovrebbe albergare sempre in mezzo agli esseri umani. Siamo vicini alla fine di questo primo decennio, inquieto, del Nuovo Secolo(nuovo poi quanto?!). Il crollo dell’egemonia economica ha riproposto, saldamente, la necessità dell’ascolto dei più deboli, dei poveri, dellerisorse esauribili del pianeta Terra. La nostra poetessa Ruotolo, con la fiamma meridionale nel cuore, ci lascia dei versi lapidari, immutabili, perdichiararci quanto abbiamo detto fin qui: «questa ha l’aria di essere / quell’ultima poesia dell’anno / lanciata dalla finestra / per rompersi suimuri zuppi, / radiosa nel cadere, una cometa / trafitta dal tuo alito di fumo / che si avvicina e s’allontana / (s’allontana, si avvicina ) / e si dirigeal cielo» (pag. 85)Il cielo è ancora, per ora, di tutti. Dei poeti e dei poveri. Delle multinazionali e dei politici. Ma di comete ce ne sono poche: quando passanofanno tremare tutti i ricchi. Non i Poeti.Vincenzo D’Alessio, in “farapoesia”, 16.12.2010 (http://farapoesia.blogspot.it/2010/12/su-aavv-quattro-giovinastri-cura-di.html)AnnaRuotolo153

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