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Arcipelago Itaca 8

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Piccola antologia della critica[...] Gian Maria Annovi è sicuramente un autoptico. Il teatro dei fatti dell'io appare circoscritto al ridotto delle «stanze che abito», al confine dicuscini, lenzuola. L'io vi è compitato anatomicamente (è ossa, teschio, vertebre) e grammaticalmente. Gli utensili di scavo sono linguistici (una“lingua-protesi”), ma senza offrire la crudezza dei corpi a immagini espressioniste, incastrate piuttosto tra slittamenti semantici seriali, fondatesulla semplice contiguità dei significanti (tende/tendine; dentatura/dettatura), con 'incisioni' esecutive nel dosaggio delle sordine dei segnidiacritici (parentesi, barrette oblique, trattino), così come esecuzione è il picchiettio senza furia delle allitterazioni, compitazione del piccolouniverso insensato («detto la tua dentatura / al lenzuolo / la dettatura delle dita»). In particolare è in gioco l'idea che qualcosa si può faretraendo il massimo dal minimo (eroticamente: «ti impalo / la bocca col dito»). Per forzare i contorni del reale basta stringere gli occhi fino afarsi male («i colori / sbandano fuori dalle tende»). Le guerre dell'io si vincono sul piccolo («il mondo è il bianco del dentifricio / che ficchi neifori cariati»); più difficili allora, su queste basi, si fanno le sortite al di fuori dei confini tracciati, accentuandosi all'assurdo un senso di irrealtàappena sopportabile all'interno, come avviene nel tentativo/limite di poesia civile: «passare un presente / indicativo di / stragi» (si noti inindicativo uno dei lapsus semantici cui alludevamo), che dopo un tentativo azzardoso di agganciare il tragico in un'astrazione («tu tempotimer...non coniughi l'essere»), si chiude con l'usuale, efficace sordina: «(e gli arti raccolti sui binari)». […]Fabio Zinelli, dalla prefazione a Nodo sottile 4, a cura di Vittorio Biagini e Andrea Sirotti, Crocetti, Milano, 2004 (pp. 17-18)* * *[…]… Terza persona cortese si presenta come libro-ombra di un altro libro, una raccolta più corposa, titolata Secondo persona e tuttora inedita,cui questa plaquette avrebbe dovuto dare seguito e completezza.Scheggia sfuggita a un oggetto ancora non entrato nel campo di identificazione dei nostri radar, o, nelle parole dell’autore, «predella di unpolittico invisibile», Terza persona cortese è, come racconta il testo stesso, «un dialogo per voce sequestrata e persona che tace, dialogo che haluogo in sette camere, al tempo stesso stanze di una realtà ridotta a reality e inquadrature-visioni offerte al lettore/spettatore». L’attenzioneconcentrata sul corpo che Annovi mantiene da sempre polverizza così il suo oggetto da monumento che forse un tempo ha avuto la densità e laforza di essere (questo il significato, in tedesco, di Denkmal) a visione abbacinante e pixelata. In uno spazio claustrofobico e spoglio - chepossiamo immaginare impersonale come le tante case che il Grande Fratello ci ha offerto in questi anni, popolate da corpi che alla velocità dellaluce perdono identità nella memoria collettiva - avviene così, già nella Terza persona cortese, quel trapianto dell’Io nel Tu, che Secondo personaracconta esplicitamente, scegliendo a epigrafe il verso dantesco che recita «S’io m’intuassi, come tu t’inmii», o facendo della «Seconda personavariabile», questo il titolo di una delle sezioni interne alla raccolta inedita, la «Stella variabile» appresa da Vittorio Sereni. E del resto, quella diAnnovi è una poesia ipercolta, che si acquatta nel gioco delle citazioni - se di gioco, e di citazioni, poi si tratta - come il ragno nella sua ragnatela.In questo Io che è, e continua tenacemente a esistere, ma diversamente a seconda delle persone (personae, latinamente maschere) in cuicome in un crudele Gioco dell’Oca si nasconde, resta tuttavia sempre presente, anche dopo il trapianto nel Tu, il rischio del rigetto: ladimensione quasi ospedaliera (aggettivo definitivamente legato ad Amelia Rosselli) che paralizza il corpo del soggetto fatto oggetto, e loscenario di rituale con tocchi sadomasochistici che lo avvolge, appunto, come una ragnatela, servono a tenere a una distanza semprecontinuamente divorata, e quindi sempre continuamente da ristabilire - da tessere - proprio questo rischio. Perché il Tu non è mai un luogosicuro.Laura Pugno, da Echi di voci sequestrate. In “il manifesto”, 8.5.2007* * *Nel 1967 la chitarra di Lou Reed e il caustico violino di John Cale dettero vita a quel perturbante gioiello rock che è Venus in furs, inquietanteriassunto psichedelico dell’omonimo romanzo di Leopold von Sacher-Masoch. […] Kiss the boots of shiny shiny leather, cantavano i VelvetundergroundGian MariaAnnovi74

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