OPERA PRIMArsvpdiAlessandraCava44È nata a San Benedetto del Tronto nel 1984.Si è laureata all’Università di Siena in Storia del Teatro e aBologna in Discipline dello Spettacolo dal Vivo.Fa parte di Altre Velocità, gruppo di osservatori e criticidelle arti sceniche.Conduce laboratori di scrittura critica e lavora comeredattrice per festival, rassegne e stagioni teatrali, curandoincontri radiofonici e approfondimenti su carta e web.Insieme ad Altre Velocità ha curato il volume Un colpo.Disegni e parole dal teatro di Fanny & Alexander, Motus,Chiara Guidi / Socìetas Raffaello Sanzio, TeatrinoClandestino (Longo Editore, 2010).Come critica teatrale ha collaborato con “Hystrio”, “Prove didrammaturgia”, “Doppiozero” e “Culture Teatrali online”.Ha partecipato a RicercaBo (Bologna, 2009) e a ESCArgot /Poesia Totale (Roma, 2010).Alcuni suoi testi poetici sono comparsi su “il verri”, “Alfabeta2” e sulla rivista svedese “Subaltern”; online su“Absoluteville”, “Poesia 2.0”, “Blanc de ta nuque”.La sua prima raccolta, rsvp (2011), segnalata al PremioMontano, è stata pubblicata da Polìmata nella collanaex[t]ratione.Inserire immaginecopertina libro
OPERA PRIMAProntain bilicodiNataliaPaci45Precarietà del lavoro, della poesia e del vivere. Di Danilo MandoliniIl punto di avvio ideale per ogni riflessione sull’opera prima in versi di Natalia Paci sembra essere rappresentato(almeno lo è per il sottoscritto) dall’apertura della breve annotazione di Davide Nota posta nel risvolto di copertina eche recita: «Ad essere Pronta in bilico in un mondo “tragicomico” è la Poesia…». Coerentemente con l’incipitdell’opera, di fatto già racchiuso nel titolo della stessa [Pronta in bilico, appunto (Sigismundus Editrice, Ascoli Piceno,2012)], il tema della “provvisorietà” è multiformemente affrontato attraverso i vari punti di vista identificabili nellesezioni della silloge e, anche, grazie al tono del dettato che oscilla tra il divertito ed il serio, «tra pop e disperazione»come evidenzia ancora Davide Nota. Non è un caso, poi, che il titolo del libro sia reso al femminile. Si è già affermato,infatti, che è la poesia a sembrare innanzitutto pronta in bilico (oggi più che in passato e nel suo ruolo di “media” chedall’intimo di chi versifica va come clandestinamente ed inspiegabilmente incontro all’altro); allo stesso modo, però,appare chiaro che è anche l’autrice ad essere “vittima” dello stesso “labile equilibrio”, come immobilizzata nelladicotomia estrema di un lavoro precario in cui ci si occupa della precarietà del lavoro altrui (Natalia Paci è avvocato eprofessore a contratto di Diritto del lavoro presso l’Università di Urbino).In virtù di quanto appena rilevato la prima sezione del volume (Commentario precario) non può non trattare propriodella moderna piaga dell’instabilità dell’impiego, non può non essere tempestata - nonché introdotta dal comma 1dell’articolo 35 della Costituzione italiana («La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni») - dibrani tratti dalla legislazione corrente e dallo Statuto dei lavoratori ed inerenti, manco a dirlo, la materia del lavoro.Emblematici dell’approccio che l’autrice tiene nei confronti dell’argomento indicato sono, in primissima battuta, ititoli delle sei liriche che compongono la prima sezione: Ode sexy al diritto del lavoro, Disoccupato disossato, Tempod’asfalto, Vita a progetto, Art. 18 e Straordinario orario. Con una pronuncia che sembra uscita, come dichiara RenataMorresi nella nota introduttiva, «da un Palazzeschi sguinzagliato nella ludoteca dei giuslavoristi» Natalia Paci faaffiorare nettamente, dal sotteso della quotidiana abitudine che tutti coinvolge e travolge, l’indiscutibile edrammatica condizione di molti lavoratori più o meno giovani di oggi. Senza entrare troppo nel merito dei testi o diparti rilevanti di alcuni di questi (non perché non valga la pena farlo, ma semplicemente perché lo spazio qui adisposizione è limitato e perché le poesie di Pronta in bilico vanno incontrate tutte e nella loro interezza), si puòaffermare che la poesia dell’opera prima di Natalia Paci si colloca indubbiamente nel solco di quella nuova emoderna istanza civile negli ultimi anni inaugurata in poesia, seppur con modalità espressive ed esiti diversi, da FabioFranzin.Il tema della precarietà - si è già anticipato - attraversa orizzontalmente l’intero libro. Esso, però, viene restituito al