11.07.2015 Views

Arcipelago Itaca 8

Arcipelago Itaca 8

Arcipelago Itaca 8

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Su Secondi luce[…] Dice bene Elio Grasso nella sua cristallina introduzione al libro: «È il tempo che percorre tutto questo libro di Anna Ruotolo, quel tempo chefa attraversare una strada vicino alle parole, dette ancor prima che la realtà attacchi con i suoi addii senza scampo […]». Nel corso dei secoli laconcezione che l’uomo si è fatta del tempo, si è sviluppata. La percezione del tempo è personale, esso ha componenti rilevanti di soggettività,sia dal punto di vista fisico che biologico che psicologico. Anna Ruotolo sembra proporre un tempo lineare, tipicamente occidentale, ma concicli di memoria ampi quanto una poesia, che si accavallano di lirica in lirica, ponendo gli eventi in una sospensione breve ma intensa, come unlampo sospende per un istante il mondo, lasciando il lettore nella visione di un ricordo focalizzato nella breve e squarciante luce, tale è la forzadescrittiva della Ruotolo, supportata dalla sua particolare capacità di ricorrere a immagini e incastri di senso, che sembrano uscire direttamentedalla penna della più felice fantasia… […]. La scrittura è calibrata, ottimamente inventata, descrittiva quanto basta a raggiungere l’altezza giustada dove lanciarsi nel tema poetico, elegante, fondata sull’esperienza dei suoi 25 anni, ma di una maturità già avanzata, una scrittura che benconiuga carattere e dolcezza femminile. […]AnnaRuotoloRoberto Maggiani, in www.larecherche.it, 18.6.2010* * *Se, come sosteneva ne Il flauto e il tappeto Cristina Campo, «esiste per ciascuno di noi un tema, una melodia che è nostra e di nessun altro, eche dobbiamo cercare», l’architettura meditata, di simmetrie e rimandi interni, che contrassegna la costruzione di questa opera prima di poesiaè già di per sé una figura di responsabilità, che rimanda ogni scelta di stile alla ricerca di un ordine interno in cui lingua e pensiero, parole eazioni coincidano in un unico momento aurorale - un gesto significante. La parola dell’attesa, della speranza in questi versi apparecontinuamente protesa verso l’istante assoluto - il secondo luce - di un evento che è anche un “Avvento” (non a caso titolo della poesiaconclusiva del libello): «Il mio avvento ha un nome / che mai si disse, mai diremo». Questo movimento è tutto incessantemente orientato versoun interlocutore privilegiato, un “tu” (una persona amata e lontana, come da tradizione del codice lirico; ma anche la familiare ombra materna)ed è sostenuto dalla speranza di un incontro decisivo, unico efficace antidoto contro la minaccia della perdita di senso della realtà econseguentemente del destino.E si potrebbe aggiungere che se questo libro pronuncia le parole come sillabe di una speranza, essa è sempre una speranza per l’altro.Il tema amoroso è dunque una via impervia e lungamente cercata verso la verità e la ricerca del valore della vita stessa. Una ricerca che inquesto esile ma stratificato libro della memoria si articola in una meditazione, in forma di viaggio, lungo precise coordinate spaziali e temporali.L’immagine della nave, che dà il titolo per giunta a un’intera sezione, («L’ultima nave a partire è l’abbandono»), replica da un testo all’altro, epiù significativamente nelle parti centrali e finali del libello, il motivo capitale del viaggio della vita, a suggerire un’idea del tempo come serialità,ripetizione, ritorno. La monotonia ricercata dei sistemi strofici e della vetrificazione, intessuta al suo interno da piani molteplici di echi eallusioni, ne è l’emblema espressivo, riflettendo la serialità di gesti e parole che a furia di essere detti e ripetuti acquistano una loro religiosanecessità. È il caso della centralità ed evidenza del corpo (in particolare il “ventre” associato alla “casa”: «sulla casa asciutta del mio ventre»), edè come se il corpo diventasse, in ogni dettaglio (le mani, la bocca, la pancia) nella sua concretezza elementare e quotidiana, con le sueimperfezioni e ferite, la terra di mezzo, il limbo in cui la ricerca di un’identità si specchia costantemente nella sua incompiutezza, come unanostalgia. Un desiderio che continua a crescere in una ritualità al contempo fremente e paziente, che passa attraverso la sacralizzazione di gestie situazioni, le più quotidiane, nell’auratica e favolosa mitizzazione del ricordo… […].E poi il ritmo: un ritmo ondoso, con quel continuo rifrangersi di versi lunghi o lunghissimi in altri versi più brevi, come istanti molteplici checonvergono su uno stesso punto, un hic et nunc, un eterno presente da cui distillare quell’unico istante privilegiato. Il tempo per la nostraautrice139

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!