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La poesia di Claudia Ruggeri: fuoco, vetta e cadutaRuggeri sembra voler chiudere i conti sia con gli esiti di timbro e tenuta della sezione del Matto, sia con la suabrevissima storia poetica precedente. La sezione che chiude Inferno minore, infatti, sembra quella che meno ha a chefare con la sua produzione recente e con quella adolescenziale. Si avverte come un effetto di dissolvimento dellemotivazioni stilistiche che hanno sorretto le prove più convincenti, che si traducono in un deciso indurimento deldettato e nella pervicace volontà di espungere qualunque ipotesi di senso, ancorché indefinito, da una pronuncia cheprima ne favoriva almeno un abbrivio ipotetico. Il risultato è che la sezione che avrebbe dovuto chiudere il libro inun’apoteosi, si riduce a un campionario di testi in cui la violenza strutturale e lessicale meccanica e programmatica nescolpisce gli esiti facendo della poesia dell’autrice qualcosa di altro e di inedito, difficilmente rapportabile alla suastessa autorialità. Il breve «canzoniere» che chiude il libro, vive di una contraddizione che nasce dal contrasto tra unapotente necessità di dire e un altrettanto lucido, dichiarato, ossessionante senso della difficoltà di continuare a farlo,almeno nelle forme alle quali la Ruggeri ci ha abituato. Già dal primo componimento della sezione in questione sonoravvisabili alcuni spunti che rimandano a questa cosciente impossibilità di continuare sulla strada intrapresa:prima che il subbuglio ammorza e che asciuga la guazzaprima che la scialuppa tocchi che porta l’Assassino;in tanto che tutto non arrangio non incastro non pace [16]La Ruggeri sembra configurare, sin dal testo iniziale (il cui titolo, in limine, suggerisce un carattere tragicamenteproemiale), ciò che avverrà poco dopo. L’autrice ha intrapreso una corsa contro il tempo: prima che si asciughi la«guazza» del suo estro, prima che la scialuppa che trasporta «l’Assassino» (la morte, probabilmente, o qualche altraforza potenzialmente autodistruttiva), la figura isomorfa che rappresenta l’autrice non può trovare «pace» se non dopoaver incastrato o al limite “arrangiato” ancora dei deflussi testuali che testimonino la sua perdurante esistenza nellalingua. Il risultato più evidente è un assoluto rifiuto della comunicazione convenzionale tra l’io e il lettore, masoprattutto un brusco irrigidimento del livello figurale in una duplice direzione: la cristallizzazione del dinamismoversificatorio verso forme chiuse, seppure di stampo non tradizionale, e la completa dissoluzione dei residui reperti dilingua orale utilizzati nel passato, sostituiti da una virulenta deformazione verbale a base di neologismi invischianti e diirruenti e martellanti catene paratattiche che determinano una sfida aperta al senso stesso del verso:lamento in forma di Elenco IograficoClaudiaRuggeri[16] Ivi, p. 103.Il testo è precedutodalla seguentecitazione da R.P.Warren: “Death isonly the fulfillmentof a wish. Whosewhish?”.13(E TU NON COMINCIAVI TU) il training del contrario il betel dela vecchia il gallo da lotta voce di paperino un atlante un