11.07.2015 Views

Arcipelago Itaca 8

Arcipelago Itaca 8

Arcipelago Itaca 8

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Su Contratto a terminenostro presente. I testi sono privi di verbosità ma densi, definiti da una cifra antiretorica e intimistica che rende immagini, luoghi e personesoggetti indelebili.In “Poesia”, settembre 2010* * *Forse non è una coincidenza che Luca Ariano sia cresciuto nella stessa cittadina di Lucio Mastronardi, romanziere mai ricordato abbastanza peravere avuto il merito di cogliere, entro il microcosmo di Vigevano, il trapasso della civiltà rurale in quella del neocapitalismo, con l'asprezzadisumana che questo comportò in termini identitari. […] Anche Ariano, in Contratto a termine … , ma anche nei libri precedenti, intendetestimoniare su quanto sia in perdita il trapasso, termine che uso per sottolineare un passaggio senza ritorno, in un triste aldilà, attraversatodallo sfacelo, in cui altro non possiamo che sopravvivere «sbattendo le imposte»; con forza e rabbia, dunque, seguendo l'istinto o sperando cheancora qualcosa sopravviva del vecchio mondo, qualche scorcio di vita vera, di odore e «sapore ... caldo», qualcosa che d'improvviso riporti alcentro la comunità, com'era un tempo (almeno nella reminescenza collettiva) prima che maturasse la società dei consumi, dell'ostentataopulenza, della solitudine esistenziale. La poesia contemporanea l'ha sempre detto, dalla Ragazza Carla di Pagliarani a tutto Pasolini (il cuitrentennale dalla morte è cantato a pagina 18), dal Gozzano de La via del rifugio (che Ariano riprende attraverso il gusto decadentedell'elencazione e dei ritratti, ma senza l'ironia del torinese, con più amara consapevolezza, invece) sino al Registro dei fragili di FabianoAlborghetti, là dove entrambi mettono in luce l'orrore del vivere quotidiano, dei gesti all'apparenza normali, l'abitudine alla cronaca nera, allamorte degli altri: «Stessa stazione un anno dopo, / Sala d'aspetto a sfogliare giornali; / un operaio interinale suicida: / lascia moglie e figli. /Teresa volta un'altra pagina / prima dell'ansia di un volo interrotto nella nebbia». Come dire: nessuno si salva dalla macchina sociale, tantomeno chi è un vinto dalla vita, come i personaggi che ci presenta Ariano, uomini e donne che troviamo nel cinema e nella letteraturaneorealista, ma anche nella linea marchigiana, con D'Elia in testa (ma ben presente nella nuova generazione, per esempio in Davide Nota eMatteo Fantuzzi, e in quella di mezzo: penso a Filippo Davoli), per non parlare di Luigi Di Ruscio, veterano di una poesia ancorata alle cose eall'esperienza messe in scena attraverso una lingua della memoria e straniera, nella misura in cui essa non ha luogo ad Oslo dove migrò nel '57.Ariano metabolizza queste ed altre voci (per esempio, mi pare forte la presenza del Viviani di La forma della vita), anche grazie alla sua intensaattività critica, consegnandoci un ritratto amarissimo della realtà di provincia, che va però pensata quale sineddoche della vita occidentale, chefinge di non aver compreso una verità sempre attiva nella poesia: che ad essere a termine è la vita stessa. È con quest'ultima infatti chedobbiamo davvero fare i conti, per ridefinire il contratto in corso d'opera, senza perderne di vista gli aspetti più importanti, quelli legati allerelazioni umane, alle debolezze umane, alle gioie che l'umana debolezza ricava dalle relazioni autentiche, e che Contratto a termine ci mostracon pudore, convocando altri compagni di viaggio, due per ciascuna sezione di quest'opera che vorrebbe essere il "primo capitolo" di unromanzo in versi. […] Potrebbe in effetti essere utile certificare queste sacche di vita agra, per dirla con Bianciardi, che ancora rantolanonostalgicamente nei sentieri dell'inferno contemporaneo, come Teresa, Enrico, il professor Emilio, cui ci racconta Ariano. Il catalogo dei ritrattiinsomma potrebbe continuare e un senso certo l'avrebbe (documentario, almeno, e capace di attestare la buona fede dell'autore); ma il pregiodel libro sta altrove, ossia nella forza metaforica di certe rapide immagini, che slega la parola dal contesto per lasciarla nel riverberodell'orecchio e dell'immaginazione, come questi versi: «Troppo secca la tua retina / appanna i mattini»; e: «Hai lasciato sgroppare l'abbraccio /tardivo, lo schiocco delle labbra / (che il treno dai finestrini battezza nel miraggio / che al crepuscolo filtri un pizzico di luce sulle / pupille)»; eancora: «Il volo d'uccello / è solo l'arrivederci d'un abbraccio». […]Stefano Guglielmin, in http://golfedombre.blogspot.it/2010/11/luca-ariano.html, 21.11.2010LucaAriano118

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!