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NUTSPAPER pitaya cocco

PITAYA: una delizia tutta da scoprire • COCCO: storia e peculiarità del frutto esotico per eccellenza • Simplesmente Frutas: da Godo di Russi al Rio Grande do Sul • Indice Glicemico: un importante alleato per il controllo del livello degli zuccheri nel sangue • Alterazione degli alimenti: l’imbrunimento, a cosa è dovuto e come gestirlo • IRI Andamento delle vendite nella grande distribuzione (a febbraio 2018) • Nei dintorni: mangiare e bere • Le ricette creative, interpretate da chef della scuola Artusiana: 8 piatti da gustare e collezionare.

PITAYA: una delizia tutta da scoprire • COCCO: storia e peculiarità del frutto esotico per eccellenza • Simplesmente Frutas: da Godo di Russi al Rio Grande do Sul • Indice Glicemico: un importante alleato per il controllo del livello degli zuccheri nel sangue • Alterazione degli alimenti: l’imbrunimento, a cosa è dovuto e come gestirlo • IRI Andamento delle vendite nella grande distribuzione (a febbraio 2018) • Nei dintorni: mangiare e bere • Le ricette creative, interpretate da chef della scuola Artusiana: 8 piatti da gustare e collezionare.

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Disidratazione<br />

La disidratazione consiste nella rimozione di acqua dal prodotto.<br />

Andando sotto certi valori di acqua libera (aw), l’enzima risulterà<br />

non attivo. Anche in questo caso, con la disidratazione si interviene<br />

unicamente sull’inibizione dell’attività dell’enzima, che<br />

non viene disattivato.<br />

pH<br />

L’attività dell’enzima è pH-dipendente: andare a valori di pH<br />

bassi (intorno al 4.0), addizionando acido citrico, ascorbico o altri<br />

acidi organici, fa sì che l’enzima diventi incapace di catalizzare<br />

le reazioni di imbrunimento. È pratica comune addizionare<br />

succo di limone o aceto a frutta e verdura tagliata, per prevenirne<br />

l’imbrunimento.<br />

Atmosfera modificata<br />

Dall’inglese MAP (Modified Atmosphere Packaging). È una<br />

tecnica di confezionamento che consiste nell’andare a modificare<br />

la composizione dell’aria nella confezione con lo scopo<br />

di aumentare la shelf-life del prodotto. Comunemente il gas che<br />

si vuole eliminare è l’ossigeno, co-fattore di molte reazione di<br />

ossidazione come in questo caso dell’imbrunimento. I gas maggiorente<br />

impiegati sono azoto (N2), anidride carbonica (CO2) o<br />

miscele di questi.<br />

Irradiazione<br />

Detta anche “pastorizzazione a freddo”, l’irradiazione è un processo<br />

che comporta l’uso di radiazioni ionizzanti con lo scopo<br />

di uccidere i microrganismi patogeni/alterativi e diminuire<br />

l’attività degli enzimi. Viene spesso applicata a carne, frutti di<br />

mare, frutta e verdura e ne esistono diverse tecniche, che prevedono<br />

l’utilizzo di raggi gamma, raggi X e acceleratore di elettroni.<br />

A causa della perdita di nutrienti negli alimenti trattati, questa tecnica<br />

viene però poco utilizzata.<br />

Trattamenti con l’alta pressione<br />

I trattamenti con l’alta pressione, detti anche HPP (High Pressure<br />

Processing) consistono nel sottoporre le matrici alimentari<br />

a pressioni molto elevate (500-700 atm) per disattivare enzimi e<br />

microrganismi. Rispetto ai trattamenti termici, con questa tecnica<br />

si preserva il colore, la consistenza e l’aspetto nutritivo del<br />

prodotto trattato. È consigliata specialmente per i prodotti sensibili<br />

al calore, ma il costo elevato la rende una possibilità non<br />

particolarmente considerata.<br />

Aggiunta di inibitori<br />

Gli inibitori possono agire inibendo l’enzima, rendendogli indisponibile<br />

il substrato o andando a modificare le caratteristiche del<br />

prodotto preso in considerazione.<br />

Nel settore alimentare ne esistono moltissimi tipo e il loro utilizzo<br />

dipenderà dal tipo di prodotto e/o processo considerato: troviamo<br />

ad esempio agenti riduttori che hanno lo scopo di rimuovere<br />

l’ossigeno, come il glutatione e l’acido ascorbico, agenti acidificanti,<br />

come l’acido citrico e l’acido fosforico, e agenti chelati,<br />

che vanno ad interagire direttamente con gli enzimi, quando<br />

contengono nel sito attivo uno ione metallico. La sua rimozione,<br />

dovuta alla formazione di complessi con agenti chelanti, può rendere<br />

l’enzima inattivo.<br />

I chelanti utilizzati nell’industria alimentare sono l’acido<br />

sorbico, gli acidi policarbossilici (citrico, malico, tartarico,<br />

ossalico e succinico), i polifosfati (ATP e pirofosfati), macromolecole<br />

(proteine) e l’EDTA.<br />

N/14

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