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NUTSPAPER pitaya cocco

PITAYA: una delizia tutta da scoprire • COCCO: storia e peculiarità del frutto esotico per eccellenza • Simplesmente Frutas: da Godo di Russi al Rio Grande do Sul • Indice Glicemico: un importante alleato per il controllo del livello degli zuccheri nel sangue • Alterazione degli alimenti: l’imbrunimento, a cosa è dovuto e come gestirlo • IRI Andamento delle vendite nella grande distribuzione (a febbraio 2018) • Nei dintorni: mangiare e bere • Le ricette creative, interpretate da chef della scuola Artusiana: 8 piatti da gustare e collezionare.

PITAYA: una delizia tutta da scoprire • COCCO: storia e peculiarità del frutto esotico per eccellenza • Simplesmente Frutas: da Godo di Russi al Rio Grande do Sul • Indice Glicemico: un importante alleato per il controllo del livello degli zuccheri nel sangue • Alterazione degli alimenti: l’imbrunimento, a cosa è dovuto e come gestirlo • IRI Andamento delle vendite nella grande distribuzione (a febbraio 2018) • Nei dintorni: mangiare e bere • Le ricette creative, interpretate da chef della scuola Artusiana: 8 piatti da gustare e collezionare.

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Indice Glicemico<br />

Un importante alleato per il controllo del livello degli zuccheri nel sangue.<br />

di Alberto Pretelli<br />

L’indice glicemico (IG) di un alimento è un parametro che permette<br />

di classificare gli alimenti contenenti carboidrati (zuccheri) in<br />

base alla capacità di innalzare il livello di glucosio nel sangue<br />

(glicemia) rispetto ad un alimento di riferimento.<br />

Numerosi dati recenti suggeriscono infatti che i cibi con basso<br />

IG abbiano un più favorevole effetto sulla salute, incidendo particolarmente<br />

sul rischio di sviluppare malattie metaboliche (come il<br />

diabete) o cardiovascolari (come l’infarto miocardico), rispetto ai<br />

cibi con IG più elevato.<br />

Il rapido aumento del glucosio nel sangue che si verifica dopo<br />

l’assunzione di cibi ad alto indice glicemico è seguito da un’aumentata<br />

secrezione da parte del pancreas di un ormone molto<br />

noto, l’insulina, che facilita l’utilizzazione degli zuccheri ingeriti<br />

o il loro deposito sotto forma di grassi nell’organismo. Nel corso<br />

delle ore successive all’azione dell’insulina, la glicemia può<br />

scendere di tanto, fino al disotto dei normali valori provocando la<br />

cosiddetta “ipoglicemia”, cioè la bassa presenza di zuccheri nel<br />

sangue. Questa situazione metabolica comporta l’attivazione del<br />

“senso della fame”, inducendo così ad ingerire nuovamente cibo<br />

e creando un circolo vizioso che comporta l’assunzione di cibo in<br />

eccesso rispetto alla reale “richiesta” del nostro organismo con<br />

conseguente aumento dei livelli dei lipidi (grassi) sia nel sangue<br />

sia a livello fisico.<br />

Viceversa dopo l’assunzione di cibi a basso indice glicemico,<br />

anche a parità di apporto calorico, si osserva un aumento più<br />

contenuto, ma in genere più prolungato nel tempo, della glicemia<br />

con una conseguente minore secrezione di insulina (e quindi un<br />

più equilibrato uso di grassi e zuccheri a scopo energetico da<br />

parte dell’organismo), ed una sensazione di fame meno intensa<br />

e più ritardata.<br />

L’indice glicemico di un alimento viene determinato semplicemente<br />

misurando la glicemia a un gruppo di volontari sani, ad intervalli<br />

di tempo costanti, nelle due ore successive al consumo di una<br />

dose dell’alimento in studio che contenga 50 grammi di zuccheri<br />

totali. L’andamento della glicemia viene poi confrontato con quello<br />

che si osserva, negli stessi soggetti, dopo il consumo di una<br />

quantità equivalente di un alimento di controllo (glucosio puro).<br />

Il rapporto, espresso in percentuale, tra le aree che “stanno<br />

sotto” le curve della glicemia dopo l’assunzione dell’alimento oggetto<br />

di studio e dopo l’assunzione del glucosio rappresenta il<br />

valore dell’indice glicemico dell’alimento in studio.<br />

L’aumento della glicemia è determinato sia dalla qualità, o IG,<br />

che dalla quantità dei carboidrati contenuti nell’alimento preso in<br />

considerazione. Si può stabilire l’effettiva risposta glicemica provocata<br />

da un alimento calcolando il carico glicemico (CG) moltiplicando<br />

l’IG per la quantità dei carboidrati espressa in grammi e<br />

divisa per 100. Il carico glicemico (CG) è maggiore per gli alimenti<br />

che contengono elevate percentuali di carboidrati, soprattutto se<br />

si consumano in quantità abbondanti.<br />

Se facessimo caso solo all’indice glicemico, come si può notare<br />

dall’esempio riportato nella tabella, la zucca messa a confronto<br />

con gli spaghetti verrebbe subito demonizzata. Ecco perché il<br />

carico glicemico è un parametro che assume grande importanza<br />

e ci dà un quadro più completo dell’alimento preso<br />

in considerazione.<br />

È doveroso fare una precisazione: con questo esempio non si<br />

vuole demonizzare il consumo della pasta nella dieta quotidiana,<br />

anzi il consumo di pasta, preferibilmente integrale, è ben consigliato<br />

nelle giuste porzioni soprattutto per chi gode di uno stile di<br />

vita sano e per chi fa sport. In pratica, il carico glicemico tiene<br />

conto contemporaneamente sia della qualità che della quantità<br />

dei carboidrati forniti con un pasto.<br />

È interessante sottolineare che alcuni studi hanno dimostrato<br />

che diete a basso carico glicemico migliorano, almeno nel breve<br />

termine, la perdita di peso e di massa grassa rispetto a diete a<br />

carico glicemico elevato, e che la riduzione del carico glicemico<br />

complessivo è un utile alleato nella regolazione dell’appetito, nel<br />

mantenimento del calo ponderale e quindi nel controllo del sovrappeso.<br />

Anche alcuni importanti parametri di rischio cardiovascolare<br />

(come i trigliceridi ed il colesterolo “buono” HDL) e il minor rischio<br />

di intercorrere al diabete di tipo 2 (grazie alla minore produzione<br />

di insulina da parte del pancreas) sono influenzati favorevolmente<br />

dal consumo di alimenti a basso indice e carico glicemico.<br />

Le Fibre<br />

Con il termine “fibra alimentare” si indicano i carboidrati presenti<br />

nella frutta, verdura, cereali, legumi e semi, con un ruolo in genere<br />

di natura “strutturale” (rappresentano lo “scheletro” di questi<br />

alimenti) che il corpo umano non può digerire poiché carente<br />

degli enzimi necessari per la digestione e l’assorbimento. La fibra<br />

Carico Glicemico di 100 grammi di zucca VS 100 grammi di spaghetti<br />

Zucca<br />

Spaghetti<br />

Indice Glicemico = 75 Indice Glicemico = 57<br />

Contenuto in carboidrati = 6,5 grammi su 100 grammi<br />

Contenuto in carboidrati = 75 grammi su 100 grammi<br />

Carico Glicemico = 75 x 6,5 / 100 = 5 Carico Glicemico = 57 x 75 / 100 = 43<br />

N/8

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