NUTSPAPER pitaya cocco
PITAYA: una delizia tutta da scoprire • COCCO: storia e peculiarità del frutto esotico per eccellenza • Simplesmente Frutas: da Godo di Russi al Rio Grande do Sul • Indice Glicemico: un importante alleato per il controllo del livello degli zuccheri nel sangue • Alterazione degli alimenti: l’imbrunimento, a cosa è dovuto e come gestirlo • IRI Andamento delle vendite nella grande distribuzione (a febbraio 2018) • Nei dintorni: mangiare e bere • Le ricette creative, interpretate da chef della scuola Artusiana: 8 piatti da gustare e collezionare.
PITAYA: una delizia tutta da scoprire • COCCO: storia e peculiarità del frutto esotico per eccellenza • Simplesmente Frutas: da Godo di Russi al Rio Grande do Sul • Indice Glicemico: un importante alleato per il controllo del livello degli zuccheri nel sangue • Alterazione degli alimenti: l’imbrunimento, a cosa è dovuto e come gestirlo • IRI Andamento delle vendite nella grande distribuzione (a febbraio 2018) • Nei dintorni: mangiare e bere • Le ricette creative, interpretate da chef della scuola Artusiana: 8 piatti da gustare e collezionare.
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Gli stadi della crescita<br />
16<br />
14<br />
7. Maturazione del frutto<br />
12<br />
6. Sviluppo dei frutti<br />
Ore di luce al giorno<br />
10<br />
8<br />
6<br />
4. Sviluppo riproduttivo<br />
5. Fioritura<br />
3. Sviluppo degli organi vegetali<br />
4<br />
2. Sviluppo dei germogli<br />
2<br />
1. Sviluppo delle gemme<br />
0<br />
Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre<br />
to ortofrutticolo del paese dal 2011. I mercati principali sono Cina,<br />
Thailandia, Indonesia, Malesia, Singapore, Paesi Bassi, Spagna,<br />
Germania, Regno Unito, Canada e Stati Uniti.<br />
Nel biennio 2011/2012, in Australia si registravano circa 40.000<br />
piante di <strong>pitaya</strong> per una produzione stimata in un peso di 740<br />
tonnellate e in un valore lordo di 2,2 milioni di dollari australiani.<br />
Quasi il 70% della produzione si colloca nei territori del Nord, le<br />
rimanenti piantagioni invece sono quasi completamente concentrate<br />
nel Queensland e nel Nuovo Galles del Sud.<br />
Il mercato statunitense è molto meno uniforme e molto più giovane.<br />
Una revisione del 2002 identificava la California meridionale<br />
come il maggior coltivatore statunitense, con una superficie<br />
dedicata di 10-15 ettari. Un documento successivo, redatto nel<br />
2013 dal Dipartimento di Agricoltura e Risorse Naturali dell’Università<br />
della California, segnalava una crescita che portava il terreno<br />
coltivato a frutto del drago a 40-80 ettari. Attualmente, oltre<br />
alla California, le Hawaii hanno una produzione di <strong>pitaya</strong> che si<br />
estende su circa 80 ettari di terreno, mentre in Florida la superficie<br />
dedicata è pari a 160. Gli Stati Uniti importano principalmente<br />
dall’Asia Sudorientale – in particolare dal Vietnam.<br />
ESIGENZE CLIMATICHE<br />
E CICLO VEGETATIVO<br />
La <strong>pitaya</strong> è coltivata in molte regioni tropicali e subtropicali, come<br />
il Sud-Est asiatico e l’America centrale e meridionale. La pianta<br />
predilige un clima secco, con temperature medie che variano<br />
dai 21°C ai 29°C, ma può sopportare anche temperature che si<br />
aggirano attorno ai 38-40°C benché siano stavi evidenziati gravi<br />
danni allo stelo causati da scottature solari in regioni caratterizzate<br />
da bassa umidità o ad alta quota. Può tollerare anche temperature<br />
più rigide, fino a 0°C seppur per brevi periodi, ma bisogna<br />
tenere in considerazione che queste piante iniziano a presentare<br />
danni quando la temperatura scende a -2°C e, se raggiunti<br />
i -4°C, spesso non sopravvivono. I danni dovuti a temperature<br />
troppo basse si manifestano sugli steli sotto forma di vesciche<br />
e screpolature nella parte carnosa: un danno moderato provoca<br />
ingiallimento e “liquefazioni” localizzate, un danno pesante invece<br />
è responsabile dell’intera “liquefazione” della pianta, senza che vi<br />
sia rimedio.<br />
Nei primi mesi successivi all’impianto si consiglia di tenere la<br />
pianta in condizioni che prevedono il 30% di ombra, evitando<br />
però un’ombreggiatura eccessiva che si tradurrebbe in una pro-<br />
N/19