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PITAYA Una delizia tutta da scoprire. Nome inglese: Pitahaya Nome scientifico: Hylocereus undatus di Francesca Buccella Classificazione botanica Classe: Magnoliopsida Ordine: Caryophyllales Famiglia: Cactaceae Genere: Hylocereus Specie: Hylocereus undatus / H. triangularis / H. costaricensis / H. polyrizus / H. ocamponis / H. megalanthus INFORMAZIONI NUTRIZIONALI valori medi per 100 g di prodotto essiccato Calorie: kcal 372 Energia: kJ 1571 Proteine: g 6.2 Carboidrati: g 73.1 di cui zuccheri: g 37.6 Grassi: g 4.0 di cui saturi: g 0.7 Fibre alimentari: g 9.4 Sale: g 0.00 Minerali Vitamine Grassi Calcio mg 23.3 Ferro mg 3.5 Magnesio mg 167 Fosforo mg 167 Potassio mg 776 Selenio µg n.r. Zinco mg 2.01 Rame mg 0.055 Manganese mg 0.459 Ac. Ascorbico mg 20.9 Tiamina mg 0.110 Riboflavina mg 0.124 Niacina mg 1.16 Ac. Pantotenico mg 0.74 Vitamina B6 mg < LoQ Folati µg 1.9 Vitamina B12 µg < LoQ Vitamina A, RE µg < LoQ Vitamina E, αTe mg 2.57 Vitamina D µg n.r. Vitamina K µg 66 Biotina mg < LoQ A. grassi saturi g 0.65 14:0 g 0.01 16:0 g 0.46 17:0 g 0.00 18:0 g 0.17 20:0 g 0.03 22:0 g 0.03 A. grassi monoinsaturi g 0.74 16:1 g 0.01 18:1 n-9 g 0.65 18:1 n-7 g 0.07 20:1 n-9 g 0.01 A. grassi polinsaturi g 2.57 18:2 n-6 g 2.50 18:3 n-3 g 0.07 Omega 3 g 0.07 Omega 6 g 2.50 N/16 *Analisi Euro Company Note: LoQ: limite di quantificazione; n.r.: non rilevato
ORIGINE E CENNI BOTANICI Pressoché sconosciuta fino a metà degli anni ‘90, la pitaya o frutto del drago oggi rientra a pieno titolo nella categoria della “frutta esotica” ed occupa una nicchia in espansione all’interno del mercato europeo e dei mercati nazionali dei Paesi produttori, come Vietnam, Colombia, Messico, Costa Rica e Nicaragua. Altrove è considerata come una tipologia di frutta nuova e promettente. Il suo successo può essere spiegato in parte dalla qualità e dalle caratteristiche del frutto (colore e forma attraenti) e in parte dalle favorevoli politiche commerciali adottate da alcuni Paesi produttori ed esportatori (ad esempio Vietnam, Colombia e Israele). Le origini della pianta, appartenente alla famiglia delle Cactaceae, sono ignote benché la si ritenga essere nativa dell’America centrale. I francesi introdussero il frutto in Vietnam più di cent’anni fa, importandolo, secondo alcuni resoconti, dal Nicaragua e dalla Colombia, e prelevandolo, secondo altri, nel 1870 dalla Guyana (America del Sud) come pianta ornamentale, in ragione dei suoi grandi fiori profumati. Il nome scientifico della pianta, Hylocereus undatus, deriva dalla parola greca hyle (legnoso) e dalle parole latine cereus (cera) e undatus (increspato, ondulato), in riferimento alla forma dei bordi degli steli. La pitaya è conosciuta anche con una serie di nomi che variano non solo di Paese in Paese, ma anche all’interno delle singole regioni, e in funzione della sua importanza, distribuzione e popolarità. Lo Hylocereus è una specie di cactus rampicante, perenne ed epifita (pianta che vive su altre piante, sfruttandole come sostegno senza utilizzarle per nutrirsi) e fa parte delle Cactaceae, una famiglia di piante da fiore dicotiledone appartenente all’ordine delle Caryophyllales. All’interno di questa famiglia rientrano 120-200 generi che raggruppano 1.500-2.000 specie presenti nelle regioni semi desertiche e tropicali dell’America Latina. Questa pianta ha ricevuto un riconoscimento mondiale, prima come pianta ornamentale e poi come pianta da frutto (infatti sono comprese quasi 250 specie coltivate a frutticoltura e colture industriali). In quanto specie epifita, sfruttano le radici poste nella parte inferiore per aderire a rocce, muri e/o alberi, formando masse dense. Le radici aeree, invece, raccolgono acqua e nutrienti dall’ambiente circostante, permettendo alla pianta di sopravvivere se la base viene tagliata. Le piante di pitaya sono morfologicamente caratterizzate dalla presenza di steli con diramazioni multiple che si presentano carnose, lunghe anche oltre sei metri (a seconda delle condizioni di crescita) e di colorazione verde. Generalmente hanno forma triangolare, benché possano presentarsi anche con quattro o cinque lati, e sui margini ondulati è possibile rivenire fino a tre piccole spine. Solitamente ai margini dello stelo emergono anche da tre a cinque bottoni sferici che possono poi svilupparsi in boccioli di fiori dopo un periodo di circa 13 giorni dalla comparsa. Questi boccioli, di forma cilindrica e colore verde chiaro, dopo ulteriori 16-17 giorni portano alla formazione del fiore a seguito dell’antesi (fioritura). Il fiore, conosciuto anche con il nome di “Regina della notte” e “Fiore di luna” per la sua fioritura notturna o “Donna nobile” per la sua bellezza, è un ermafrodito, tant’è che alcune cultivar sono auto compatibili.
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