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Marpessa Hennink (Caltagirone, 1987)
volta mi cimentavo nella fotografia di moda con la stessa passione
di sempre. Ho vissuto questa esperienza come un’occasione
per ripensare alla mia infanzia in Sicilia, al sentimento
per le donne provato quando ero ancora adolescente.
La sua fotografia è un racconto oggettivo della realtà o
un’interpretazione personale?
Ho sempre scattato in maniera compulsiva, cercando di vedere
il senso, la forma, le emozioni che offre il mondo come uno
specchio dalle mille sfaccettature. In oltre cinquant’anni, ho
raccolto più di un milione di fotografie di uomini, donne, bambini,
momenti di gioia o di dolore, oggetti che mi hanno suscitato
pensieri e luoghi che ho incontrato e non cercato. Ho sempre
pensato di scattare fotografie perché il mondo è la, e non che il
mondo sia là perché io lo fotografo. È la luce la cosa più importante
per un fotografo, ciò che gli consente di vedere, leggere
e interpretare il mondo in base alla propria cultura, sensibilità,
al contesto in cui si è formata la sua coscienza visiva ed esistenziale.
I fotografi del nord, ad esempio, scattano immagini
molto luminose e quasi abbaglianti; le mie invece sono fotografie
drammatiche, molto contrastate, perché il sole mi interessa
soltanto per esaltare il nero delle ombre.
Qual è la differenza tra una foto “bella” e una foto ben riuscita?
Le foto belle non servono a niente, sono pura estetica. Una foto
ben riuscita, invece, è quella che racconta momenti, gesti, azioni,
emozioni, una foto che mostra e non dimostra. Bisogna essere
estremamente curiosi della realtà per cimentarsi nella fotografia.
Alcune immagini nascono per pura folgorazione e nel tempo
si trasformano in progetti oppure rimangono isolate, puro frutto
di meraviglia. Paolo Monti diceva che le fotografie si fanno con
i piedi. Io l’ho capito benissimo fin da subito e lo capisco soprattutto
adesso che i miei piedi non sono più tanto disponibili. Ma
questo non mi impedisce di continuare a progettare e raccontare
lo spettacolo inesauribile del mondo attraverso i libri che considero
la mia forma prediletta di comunicazione.
www.ferdinandoscianna.it
12 FERDINANDO SCIANNA