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La Toscana nuova Giugno

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Ritratti

d’artista

Marco Campostrini

L’energia del colore, la forza del femminile

di Jacopo Chiostri

È

nel colore, e con il colore, che Marco Campostrini, artista

di Sesto Fiorentino, fino al 30 giugno protagonista

di una personale alla Galleria CI VÚ di Viareggio, esprime

la sua poetica. Colori forti, emozionali, accesi, quantunque

non impattanti in virtù dell’abbinamento calibrato con i soggetti

e con l’armonia cromatica complessiva, figlia, quest’ultima, di

un’evidente attenta ricerca e di lunga esperienza. I contorni decisi

e gli accostamenti della tinta contribuiscono nei suoi lavori

a trasmettere l’idea di una grande forza evocativa. «Sono prima

di tutto un colorista» dice della sua arte Campostrini. E in effetti,

a ben guardare, tutto nelle sue tele appare funzionale ad

esprimere la forza del colore ed è in questa che si rintracciano

le intenzioni dell’autore. Le forme a cui dà vita Campostrini, riempite

di tinta, diventano dei tramiti per sostenere il linguaggio

espressivo necessario per raccontare una “sua” verità. Campostrini

dipinge utilizzando tempera acrilica; la sua pittura è figurativa,

ma in un passato, neppure troppo lontano, aveva anche

sperimentato la strada dell’informale che ha poi abbandonato

probabilmente perché insufficiente per “autenticare” le simbologie

silenti sebbene marcate presenti in quasi tutti i suoi lavori

(si veda ad esempio Il poeta e la sua Musa, Marionette, Belle

Epoque). Due sono i soggetti prediletti: il cavallo e la donna.

«Entrambi, a mio parere, esprimono il massimo della grazia e

dell’eleganza» dichiara il pittore. I soggetti femminili sono caratterizzati

da posture ed espressioni del volto spesso sorprendenti

che denotano personalità decise; negli sguardi però è

rintracciabile un’evidente mestizia; occupano per intero la scena

sia visivamente che come impatto iconico. Sono donne che

attraversano i giorni difficili che viviamo, senza rinunciare alla

propria eleganza ma indossandola con manifesta compostezza.

Tanti sono i richiami visivi a pittori che conosciamo: Klimt

(come suggerisce Campostrini stesso) ma anche Egon Schiele

e Enrst Kirchen. Dei grandi del passato, egli racconta la sua

predilezione per Van Gogh – e non poteva essere diversamente

considerata la passione per il colore e, come il grande pittore

olandese, per la ricerca di cromatismi inediti –, poi Cezanne, da

lui definito “il più grande”, e Matisse soprattutto per la grande

lezione coloristica. Pittura classica, quindi, pittura di qualità eccelsa,

pittura, nel suo caso, rivisitata nei termini di una modernità

e di una contemporaneità entrambe senza tempo. Pittore che

si definisce autodidatta, Marco Campostrini è nato però in una

famiglia dove il disegno era di casa, a partire da una zia disegnatrice

per una casa di moda fiorentina fino al nonno capace

acquarellista e al padre Piero che disegnava per la Richard Ginori.

Di sé racconta di aver sempre disegnato; la prima mostra,

della quale ricorda soprattutto le critiche favorevoli ricevute da

Gastone Breddo, risale al 1972 a Firenze alla Galleria Santa Croce.

A questa sono seguite altre esposizioni personali e collettive:

tra le prime alcune allo Spazio Berti, al Palagio di Parte

Guelfa, alla Soffitta, a Prato al Palazzo Pretorio e a Sesto Fiorentino

alla Ginori. Nel futuro prossimo di Campostrini c’è una

probabile grande esposizione di trenta opere – grafica, tecniche

miste, collage, inchiostri e acquerelli – accompagnate dalle poesie

di Alessandra Bruscagli.

MARCO CAMPOSTRINI

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