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Ritratti
d’artista
Emanuela Simoncini
La trama e l’ordito di un viaggio interiore
di Jacopo Chiostri
È
probabile – forse inevitabile – di fronte ai lavori “tessili”
di Emanuela Simoncini fermare l’attenzione all’epifenomeno,
farsi cioè dominare, nell’incontro con la loro poetica,
dalla straordinaria capacità tecnico-manuale dell’artista.
Il ricamo, che è il medium della Simoncini, tra le altre cose, non
ci è familiare e l’esplosione di grazia e di bellezza caleidoscopica
che si sprigiona dalla tela impatta nella retina come se aprissimo
improvvisamente gli occhi su di un panorama inaspettato,
un iperuranio che si manifesta con la forza primordiale di un disordine
che si fa ordine per contenere razionalmente la propria
forza. Un’esplosione di energia vitale, di segni, di significati: questa
è l’idioma della Simoncini, la quale però, si badi bene, non intende
in alcun modo fare esclusivo sfoggio della sua, peraltro
indubbia, bravura, ma chiama all’ascolto di un racconto intimo,
scritto sì in bella calligrafia, ma scritto prima di tutto con l’intensità
propulsiva di un “io” interiore che ha bisogno di raccontarsi
e di ricucire i traumi di una sensibilità ferita da questo nostro
universo nel quale armonia e benevolenza sembrano diventate
residuali. Come dicevamo, quella della Simoncini è, in definitiva,
una personalissima sintassi (un’inedita sintassi!) con la quale
ciascuna delle figure femminili racconta la propria storia. I se-
Dama celeste, libellula marmorea (2022), arte tessile, ricamo a mano su stampa
di grafica digitale su tela, cm 50x70
Dama rosa, elegante femminilità (2022), arte tessile, ricamo a mano su stampa
di grafica digitale su tela, cm 50x70
gni (la parola ricamo, dopo tutto, deriva dal lemma arabo “raqm”
che significa “segno”), ora simili a zampilli di acqua sorgiva, ora
a spirali che avviluppano lo spazio, sono parole talvolta accentate,
altre no, che compongono i paragrafi di una narrazione che
riesce a coniugare contemporaneità e tradizione, complessità e
chiarezza espressiva delle forme. Le raffinate raffigurazioni appaiono
come una carezza consolatoria, con questa l’artista avvolge
e protegge se stessa e il mondo circostante; filo dopo filo,
tessitura dopo tessitura, viene stesa una rete tutelare che cinge
le figure femminili, intrecciandole con l’universo cui appartengono,
un po’ insondabili, un po’ emblematiche quantunque portatrici
di una simbologia dai molti significati che, in ultimo, si
risolvono nel ribadire l’eterno conflitto tra l’umano, disorientato,
e il suo bisogno-desiderio di abbracciare il divino. Sono bambole
trasportate in nuovi ambienti spaziali nei quali rintracciare un
nuovo senso della propria esistenza in sospensione tra l’essere
e il suo contrario; la loro immobilità vibra, per contrasto, con la
vitalità del ricamo a mano che le avvolge e definisce il senso della
loro presenza all’interno della narrazione. Diplomata in Pittura
all’Accademia delle Belle Arti di Firenze e a Siena all’Istituto d’Arte
Duccio da Boninsegna, la Simoncini ha al suo attivo la partecipazione
a decine di collettive e premi – da Roma a Matera, da
Bologna a Genova, a Palermo, Perugia, San Remo, Livorno, Brindisi,
Bruxelles, Venezia, Pisa – e ad alcune personali tra cui a Palazzo
Apollo a Pistoia e alla Biblioteca di Pontassieve. Di recente
ha esposto a Firenze allo Spazio Espositivo San Marco di Toscana
Cultura e al Caffè Letterario Le Murate.
emanuelasimoncini@hotmail.it
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EMANUELA SIMONCINI