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Fra tut<strong>ti</strong> ques<strong>ti</strong> edifici, in genere assai semplici per proporzioni<br />

e movimen<strong>ti</strong> di pianta, il più interessante è senza dubbio questo del<br />

cardinale di Torino, concepito e disegnato in modo veramente originale<br />

e, per il tempo, inconsueto.<br />

Fiancheggiato anch'esso da un'alta torre, invece d'essere costruito<br />

intorno ad un cor<strong>ti</strong>le si apre, nella parte che fronteggia il palazzo del<br />

Commendatore di Santo Spirito, con due corpi di fabbrica dispos<strong>ti</strong> a<br />

tanaglia, anima<strong>ti</strong> in basso e probabilmente anche in alto, da lunghe<br />

teorie di por<strong>ti</strong>ci. Questo cor<strong>ti</strong>le, con un'invenzione veramente nuova<br />

ed inusitata, è a due livelli: uno più basso, nel quale si aprono le<br />

camere del pianterreno, ed uno di vari metri più alto messo a giardino,<br />

al quale si sale per una scala a due rampan<strong>ti</strong>, ai la<strong>ti</strong> di un bel<br />

pozzo con l'arma dei della Rovere. Il giardino, secondo la vecchia<br />

tradizione italiana, piantato a melangoli e a pergola <strong>ti</strong> d'uva, conserva<br />

ancora l'an<strong>ti</strong>ca par<strong>ti</strong>zione quattrocentesca ad aiuole ed è chiuso<br />

da un semplice muro verso la Chiesa di Santo Spirito in Sassia.<br />

Le ricerche diligen<strong>ti</strong> degli architet<strong>ti</strong> Marcello Piacen<strong>ti</strong>ni e At<strong>ti</strong>lio<br />

Spaccarelli, al quale i Cavalieri del Santo Sepolcro, nuovi proprietari<br />

del palazzo, hanno affidato lo studio del restauro, hanno rivelato, sotto<br />

l'intonaco, nell'edificio di sinistra, gli an<strong>ti</strong>chi pilastri ottagoni dei por<strong>ti</strong>ci<br />

di purissima tradizione romana, là dov'è ora il refettorio dei Padri<br />

Penitenzieri. In un piccolo cor<strong>ti</strong>le, adiacente a quello maggiore, le<br />

mura sono coperte di squisi<strong>ti</strong> graffi<strong>ti</strong> a chiaroscuro, che cadono a pezzi.<br />

Tutto è sfacelo e distruzione e la rovina va aumentando di giorno<br />

in giorno, sino a diventare irreparabile, specialmente nelle decorazioni<br />

del piano nobile, chè, purtroppo, quasi nessuno di quelli che,<br />

dopo Domenico della Rovere, hanno abitato nel vecchio palazzo, se<br />

si eccettuino Francesco Alidosi e Bernardo Salvia<strong>ti</strong>, ne hanno seno<br />

<strong>ti</strong>to l'in<strong>ti</strong>ma bellezza ma hanno concorso e concorrono a rovinarlo.<br />

Il cardinale di Torino, morendo nel 1501, lasciò metà deNa sua<br />

casa all'Ospedale di Santo Spirito, un quarto al Capitolo di San<br />

Pietro ed un quarto ai Fra<strong>ti</strong> Agos<strong>ti</strong>niani di Santa Maria del Popolo.<br />

Da questa divisione nacque, come sempre suoI nascere, la rovina,<br />

durata sino ai nostri giorni, in cui, nelle an<strong>ti</strong>che sale, hanno coabitato<br />

ed ancora in parte coabitano, i Penitenzieri, che più ne hanno rispeHo,<br />

una scuola elementare e vari inquilini e bottegai.<br />

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