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il suo fedele e non indòtto servo avrebbe scritto il famoso: « Est est<br />
est - Et propter nimium est, herus meus mortuus est». (Magari<br />
avessero fatto una sì bella fine tut<strong>ti</strong> i fores<strong>ti</strong> cala<strong>ti</strong> in casa nostra l).<br />
Si diceva infat<strong>ti</strong> che i tedeschi applaudissero rumorosamente al pri-<br />
mo di due precet<strong>ti</strong> italiani: che ogni bicchiere di vino debba essere<br />
colmo; ma rifiutassero sdegnosamente di ottemperare al secondo: che<br />
il colmo bicchiere non si vuo<strong>ti</strong> più di quattro volte. Vedi. saggezza<br />
italiana d'una volta !<br />
Paolo III soleva bere « in bicchieriI piccioli, e spesso mandava<br />
fuori la maggior parte del vino sbruffando in una conculina d'ar-<br />
gento». Il re di Spagna Filippo II, che era temperan<strong>ti</strong>ssimo, non beveva<br />
più di due volte, in un bicchiere lungo e stretto, « come quelli<br />
da tener le penne»; aveva le sue misure tanto di vino e tanto di<br />
acqua, e beveva una sola qualità di vino, il Civitareale (Cas<strong>ti</strong>glia).<br />
Carlo V alzava il bicchiere una sola volta, ma ne usava uno di<br />
enormi dimensioni, cosa disapprovata dai medici.<br />
Un patrizio romano, Ascanio Caffarelli, quando pranzava con<br />
una brigata, ammoniva i commensali: « Non ammazziamo la sete,<br />
perchè quando si beve la prima volta un gran bicchiere di vino, si<br />
toglie la sete e il gusto del bere, ed io mi ricordo aver letto in un<br />
libro che quando i greci cenavano in compagnia, cominciavano coi<br />
bicchieri piccoli e andavano quindi crescendo, serbando i maggiori<br />
per ul<strong>ti</strong>mo», usanza che al Caffarelli pareva, e con ragione, eccellente.<br />
Ma il tempo di cui abbiamo fin qui discorso era l'età d'oro della<br />
vigna romana, quando i colli dell'Urbe gius<strong>ti</strong>ficavano l'ammonimento<br />
virgiliano: « apertos - Bacchus amat colles». E l'illustre medico<br />
Andrea Bacci, nel suo dotto volume sulla vite e sul vino, dedicato al<br />
cardinale Ascanio Colonna, esper.to vi<strong>ti</strong>coltore, ben poteva vantare i<br />
prodot<strong>ti</strong> delle vigne dei colli gianicolensi, dalle sabbie d'oro (S. Pietro<br />
in Montorio), e delle altre colline che circondavano l'Urbe, tutte vi.<br />
gne<strong>ti</strong> allora, poi sterminate ville e oggi poco lie<strong>ti</strong> quar<strong>ti</strong>eri abita<strong>ti</strong>.<br />
Dalla poesia della vigna alla prosa delle case popolari. Povera<br />
Roma!<br />
PIO PECCHIAI<br />
SANTA MARIA MAGGIORE<br />
« c5anta Maria Maggiore è tutta d'oro. . . )'<br />
Nonna appizza la scucchia a cucchiarella<br />
sopra el lavoro, e dice la storiella:<br />
« .. . rintocca la campana<br />
de la Sperduta drento ar bosco cupo,<br />
rintocca a la lontana<br />
fra strilli de ciovetta, urli de lupo ».<br />
Ner celo, su le cuppole a lastroni,<br />
su le terazze, su li san<strong>ti</strong> in mostra<br />
era tutta una giostra<br />
de palombe e rondo.ni.<br />
Drento: /'incenso, l'orgheno d'argento,<br />
l'artare bianco, lo sbrilluccichio<br />
daveno er sen<strong>ti</strong>mento<br />
d'esse vicini a Dio.<br />
Er sole ardeva su li finestroni,<br />
manllava un razzo insino in fonno ar coro,<br />
poi baciava er soffitto a cassettoni. . .<br />
« Santa Maria Maggiore è tuttQ d'oro ».<br />
Nonna in<strong>ti</strong>gneva ne l'acquasan<strong>ti</strong>era,<br />
e poi s'ignommerava dietro a un banco;<br />
attorno a la preghiera<br />
calava dar soffitto un velo bianco.<br />
ARTURO MURATORI