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concer<strong>ti</strong> e commedie in palazzo o in Castello, par<strong>ti</strong>te di caccia nella<br />

campagna romana; procurava buffoni, musici, nani e giocolieri: era,<br />

insomma, il fac-totum di Leon X. Giunse persino a prestargli dei da-<br />

nari, tanto da essergli ereditore, alla sua morte, di ben ottantamila<br />

duca<strong>ti</strong> (8). Accusato, allora, dalla voce pubblica di aver largamente<br />

messo a profitto il disordine dell'interregno per rifarsi ad usura del<br />

danno pa<strong>ti</strong>to, ed impl~cato, per soprappiù, in certa congiura fallita<br />

degli spodesta<strong>ti</strong> Ben<strong>ti</strong>voglio contro Bologna, l'an<strong>ti</strong>co « eanat<strong>ti</strong>ere »<br />

soffrÌ il earcere per ordine di Adriano VI, ma venne rilasciato dopo<br />

qualche mese, e da allora non se ne ha più no<strong>ti</strong>zia. La sa<strong>ti</strong>ra anonima<br />

gli dedicò una medaglia immaginaria, dove lo si fingeva a cavallo<br />

in compagnia d'Accursio; sul verso il motto: Sic transit gloria<br />

mundi, frater mi... (9).<br />

Ma, oltre alla consacrazione letteraria, plebea e togata, Serapica<br />

sembra aver gustato anche quella dell'arte. E sorprenderebbe il contrario:<br />

era egli forse men earo al « terreno Giove» (IO) dell'elefante<br />

Annone, tante volte effigiato in Va<strong>ti</strong>cano? (lI).<br />

Infat<strong>ti</strong>, nell'affresco di At<strong>ti</strong>la, eseguito da Raffaello nella cosiddetta<br />

Stanza di Eliodoro, vi è una figura in cui par lecito ravvisare<br />

un ritratto del famoso camerarius: quella dello staffiere che regge<br />

per la briglia la chinea del papa.<br />

Le composizioni di questa sala furono dipinte tra il 151I ed il giu-<br />

(8) Secondo il PASTOR, voI. cit., p. 346, a tanto ammontava il debito di<br />

papa Leone, mentre una no<strong>ti</strong>zia dei diari del Sanuto (cit. daJ CESAREO,p. 180)<br />

dice che « missier Serapicha» rimase danneggiato « per più de 18 milia duca<strong>ti</strong>,<br />

tal che è ruinato».<br />

(9) Il CESAREO,p. 185, commentando la rela<strong>ti</strong>va mitezza di Pasquino verso<br />

Serapica, la considera come « segno ch'era migliore della sua fama ».<br />

(IO) Da un epigramma la<strong>ti</strong>no di Guido Postumo, dove si rappresenta l'Invidia<br />

che si tormenta: quod unus [Serapica] Terreno luerat proxima cura lovi (cit. dal<br />

GNOLl, p. 225)'<br />

(Il) Oltre al ritratto di Raffaello di cui s'è detto, l'defante si ritrova nel-<br />

l'arazzo raffaellesco della Na<strong>ti</strong>vità, appartenente alla cosiddetta serie della « Scuola<br />

nuova» (Va<strong>ti</strong>cano, Gallerìa degli arazzi); in uno stucco ddla Loggia; in un<br />

affr~sco della Loggetta; in una fontana di villa Madama, ed infine nel famoso intarsio<br />

della porta della Segnatura, dove lo si vede cavalcato dal poeta Baraballo<br />

in occasione del suo burlesco trionfo, a proposito del quale efr. GNOLI, cap. VII.<br />

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