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marzo, entrando a piedi dalla Porta del Popolo, senti « una scossa
quasi elettrica, un getto di nuova vita».
Mazzini, per la piazza del Popolo, si avviò per il Corso e qui
piegando a destra si diresse al modesto albergo Cesàri in via di Pietra.
L'albergo - che ebbe l'onore di ospitare Mazzini, entrato per la
prima volta in Roma - non ha alcun segno esteriore che ricordi lo
avvenimento. Invece una lapide ricorda che Giovanni Bovio, l'insigne
deputato e filosofo, fece frequenti dimore in quell'albergo, forse per
un postumo omaggio al grande spirito che visse. pochi giorni fra le
sue mura.
Da via di Pietra, Mazzini si trasferi in un alloggio sito all'an-
golo fra la via Due Macelli e via Capo le Case, dove una lapide murata
sulla casa ricorda il suo passaggio. Ma anche la nuova dimora
lo teneva troppo lontano dal palazzo della Consulta, sede del Triumvirato
e dove si trattavano con fervida assiduità gli affari della gio-
vane Repubblica. Perciò Mazzini, eletto Triumviro, accettò il con-
siglio di trasferirsi in Quirinale, sgombro da ogni traccia del sovrano
pontefice e dove l'abbondanza degli ambienti gli lasciava piena libertà
di scelta. .
Mazzini scelse una piccola stanza modestamente ammobiliata.
Circa l'ubicazione precisa di questa stanza non vi è traccia negli
scritti del tempo, nè i regimi successivi - quello papale e quello
dei Savoia - hanno avuto interesse a precisare il luogo dove alloggiò
il grande agitatore repubblicano.
Una narrazione, per molti aspetti inesatta, ce l'ha lasciata il Les-
seps nei suoi Souvenil's de quarante ans. Egli dice d'aver visitato Maz-
zini nella sua stanza e d'aver percorso per raggiungerla molte stanze
e molti corridoi, segno evidente che il luogo era molto interno e lon-
tano dagli ambienti lussuosi che guardano la piazza e la via laterale.
Della stanza, il Lesseps ci ha lasciata questa descrizione che si può
credere rispondente a verità: « Mazzini dormiva in una camera assai
semplice sopra un letto di ferro; allato del letto era una piccola ta.
vola con una lucerna, e ai piedi una seggiola».
Mazzini non rimase solo in Quirinale. In una lettera alla madre
del 18 aprile egli le parla della sua modesta stanza « tanto piccola
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da sentirsi come in casa propria» c!l aggiunge che sono con lui Saffi
e Pistrucci. « lo vivo ora - scrive Mazzini alla madre - nel palazzo
del S. Padre. Saffi, uno dei miei colleghi, e Scipione Pistrucci sono
con me».
È in Quirinale che il triumviro Mazzini è informato che il corpo
di spedizione francese, comandato dal generale Oudinot, si approssima,
in quella fine di aprile, a Roma, deciso a prenderla d'assalto.
Di ciò Mazzini dà notizia all'Assemblea che nel mattino del 30 aprile,
mentre s'inizia il combattimento, è adunata nella consueta aula della
Cancelleria. Il deputato Agostini sale alla tribuna e propone che l'Assemblea
si trasferisca in un luogo assai prossimo ai Triumviri e cioè
in Quirinale. Il deputato Ruffoni appoggia la proposta che viene
accettata.
Cosi a mezzogiorno del 30 aprile, mentre in lontananza si udiva
il rombo del cannone e le campane della città squillavano l'allarme,
l'Assemblea faceva il suo ingresso in Quirinale, presenti i tre triumviri
Mazzini, Saffi ed Armellini.
In quale sala sedè l'Assemblea? Nei resoconti della Costituente
non vi sono particolari che possano facilmente identificarla. Ma non
sarà difficile, sulle memorie del tempo e sull'ubicazione delle sale,
determinare in quale' aula del Quirinale si adunò la Costituente re-
pubblicana per le due settimane durante le quali credette conveniente
restare in diretto assiduo contatto con i Triumviri.
Il 13 maggio, ormai respinto l'assalto francese e rassodata la
posizione militare, l'Assemblea decise di tornare alla sua più comoda
sede nel palazzo della Cancelleria, dove doveva rimanere fino quasi
al termine della sua vita.
III
La terza sede dell' Assemblea costituente della Repubblica Ro-
mana fu la grande aula del Palazzo Senatorio in Campidoglio.
Nel giugno 1849 l'avanzata dei francesi sotto il Gianicolo si era
fatta più minacciosa. Dalle posizioni elevate dove avevano installato
le loro batterie essi tiravano sulla città sottostante per indurla a ces-
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