"ti :=a N N O Z !'TI -t -t

'. -
cC, America ha commemorato
il centenario della
nascita del colonnello Wil-
liam Cody, più noto sotto
il nome di Buffalo Bill, e
lo avvenimento non solo
non ha avuto nessuna ripercussione da noi, ma può dirsi sia passato
completamente inosservato in Roma, dove pure un tempo questo pioniere
delle immense pianure del West, poi ufficiale delle truppe fede.
rali e infine geniale impresario, lasciò per lungo tempo memoria di sè.
Egli giunse nell'Urbe nel 1890 a capo di una troupe d'eccezione, preceduto
da una pubblicità « all'americana», cui i Romani (quanti siamo
oggi a rammentarla ?) non erano certamente abituati. In tutti i
pubblici esercizi, nei negozi, comparvero ritratti del colonnello che
conduceva la carovana; si aggiunsero manifesti a colori, di dimensioni
enormi, riproducenti scene che si sarebbero svolte durante le rappresentazioni,
nelle quali parte principale avevano gl'indiani nel loro
caratteristico costume. Per l'azione occorreva un'area assai vasta e fu
prescelta la Piazza d'Armi del tempo.
La carovana arrivò con treni speciali, perchè il colonnello aveva
con sè oltre a tutta la compagnia, composta di centinaia d'uomini,
un enorme materiale e perfino propri impiegati d'amministrazione.
E mal glie ne incolse, perchè quest'ultimi, specialmente addetti agli
sportelli per la vendita dei biglietti, non conoscendo che imperfetta-
mente la lingua italiana, provocarono qualche incidente col pubblico.
Inoltre, al conteggio dell'incasso della prima rappresentazione, ebbero
l'amarezza di constatare di dovervi sottrarre quattro biglietti da cento
lire chè risultarono falsi e che essi, poco pratici, avevano. accettato!
46
BUffALO BILL
A ROMA
Gli spettacoli, che innegabilmente assunsero una certa grandiosità,
consistevano in esercizi di tiratori audaci, in cattura di cavalli me-
diante il lazo.' Questi cavalli indomiti (o... ritenuti tali) provenivano
dalle praterie americane. Appena colti al laccio, i cow-boys saltavano
loro in groppa e li domavano. Però questa parte dello spettacolo la-
sciava un po' freddo e incredulo il pubblico, che si chiedeva come
mai venissero domati lì per lì quegli stessi animali che erano presen-
tati ancora allo stato selvaggio, mentre si erano esibiti in tante rappresentazioni
svoltesi in molte città d'Europa e forse anche il giorno
prima nella medesima Roma!... Ma, senza dubbio, i bravi cavalli sa-
pevano sostener bene la loro parte.
Uno spettacolo coreografico era costituito dai così detti « scalpa-
tori di chiome», assai numerosi, tutti delle più lontane fattorie delle
terre americane e che facevano mostra di prodezze esemplari. Ma la
più attraente curiosità era riservata alla conclusione dello spettacolo.
Appariva su!la pista, e lanciata a gran galoppo, una rovinosa dili-
genza. Si simulava che venisse aggredita da pellirossa (e questi erano
autentici). Comparivano con una bella cavalcata che sollevava nugoli
di polvere. Ben presto però al soccorso degli aggrediti sopraggiungeva
un drappello di doma tori di cavalli e di cacciatori di bufali.
Questi uomini aveva seguìto a distanza la scena e accorrevano. Si
tiravano d'ambo le parti colpi (innocui, beninteso) di moschetto e
zagaglie. Naturalmente la vittoria spettava ai bianchi, che mettevano
in fuga gli assalitori. Nella mischia restavano sul terreno... fino al
termine dell'azione, morti e feriti d'ambo le parti.
Così anche i cavalli, anche in questa occasione, davano prova a
quale punto di addestramento erano pervenuti, perchè, dopo aver SImulato
la loro morte, a un semplice fischio tornavano alle loro stalle!
I viaggiatori riprendevano posto nella diligenza che si ritirava dalla
pista.
Buffalo Bill vantava di aver trasportato nella diligenza, che nell'a-
zione figurava scampata da così grave pericolo, perfino dei Sovrani.
Alla prima rappresentazione in Roma, però, si dovette contentare
di avere come ospiti in questa malsicura diligenza il principe Orsini,
il duca Sforza Cesarini e il pittore Oario Quercia.
47