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TRACCE DI PAGANINI A ROMA<br />
(con documen<strong>ti</strong> inedi<strong>ti</strong>)<br />
Cf[ iccolò Paganini fu a Roma quattro volte: nell'inverto 1818'1819,<br />
nel 1821, nel 1825 e da ul<strong>ti</strong>mo nel 1827.<br />
Quando vi giunse la prima volta aveva 36 anni e la sua fama era<br />
già eccezionalmente affermata- attraverso le esecuzioni fatte fin da<br />
fanciullo nelle molte peregrinazioni in tutte le maggiori e minori<br />
città d'Italia al nord dello Stato pon<strong>ti</strong>ficio, prima e dopo la non<br />
breve sosta alla Corte della Duchessa di Lucca Elisa Baciocchi. Egli<br />
aveva già sbalordito il mondo musicale sia per la originalità delle sue<br />
composizioni sia, e specialmente, per la nuova tecnica che egli aveva<br />
saputo scoprire nel far parlare e cantare il divino strumento.<br />
Dopo il suo arrivo nell'Urbe, il Diario di Roma del 14 novembre<br />
1818 scrisse:<br />
ccAbbiamo a Roma da pochi giorni il chiarissimo professore di<br />
violino Paganini. Attendiamo con ansietà che Egli ci faccia ammirare<br />
la sua rarissima abilità, e ciò tantoppiù perchè serbiamo fresca<br />
rimembranza di altro valoroso professore che non ha guari è par<strong>ti</strong>to<br />
da Roma e di cui favellammo assai onorevolmente»<br />
In ogni ambiente nuovo inl cui giungeva egli era bensì preceduto<br />
da fama inconsueta, ma anche da una certa prevenzione, per le favole<br />
che si erano create attorno a lui, tanto che non si pensava o non<br />
si credeva alla sua eccezionalità, e si prendevano quasi a misura per<br />
giudicarlo altri ar<strong>ti</strong>s<strong>ti</strong>, che, pur se àmmirabili, nei suoi confron<strong>ti</strong><br />
erano pigmei.<br />
Il Diario di Roma accenna probabilmente al violinista Teodoro<br />
Segura spagnolo, che il Paganini incontrò e a cui fece « sen<strong>ti</strong>re per<br />
cinque minu<strong>ti</strong>» il suo violino, come scrisse a un suo amico.<br />
Paganini giunse a Roma da Firenze alla fine di ottobre o ai primi<br />
di novembre del 1818.In una lettera da lui scritta il 4 novembre a<br />
L. G. Germi così si esprime:<br />
« In questa Dominante, così la chiamano i Romani, arrivai salvo<br />
ieri sera. Questa città sorprende il più ricco d'immaginazione...».<br />
Ma era a Roma già da qualche giorno, poichè altra lettera, da<br />
qui scritta è del 30 ottobre. '<br />
Della vita di Paganini nella città dei Papi, nei suoi successivi sog-<br />
giorni, non si traggono no<strong>ti</strong>zie larghe nè dalle effemeridi del tempo<br />
nè dalla vita del Conestabile, edita in Perugia nel 1851, nè dai carteggi<br />
raccol<strong>ti</strong> e pubblica<strong>ti</strong>, in occasione del centenario della morte, dal Codi-<br />
gnola in Genova. Egli nelle sue lettere accenna prevalentemente alla<br />
elaborazione delle sue composizioni, ai suoi interessi, alla sua salute,<br />
cagionevole sempre, alle sue passioni acute ma effimere, ai suoi paren<strong>ti</strong><br />
e laconicamente alle accademie fatte o da fare. Del mondo ro-<br />
mano, delle personalità conosciute o visitate, dei rappor<strong>ti</strong> con le grandi<br />
famiglie romane, o colle eminen<strong>ti</strong> figure della Chiesa, assai scarsi sono<br />
gli accenni.<br />
Talvolta si riscontrano apprezzamen<strong>ti</strong> strani o no<strong>ti</strong>zie interessan<strong>ti</strong>,<br />
come ques<strong>ti</strong> in una lunga lettera del 23 dicembre 1818: « Le no<strong>ti</strong>zie<br />
le più an<strong>ti</strong>che e le più recen<strong>ti</strong> sono:' « Terra santa e popolo cornuto».<br />
L'altra sera sono stato nello studio di Canova, uomo troppo ama-<br />
bile e generosissimo colli studen<strong>ti</strong> pittori. Tut<strong>ti</strong> gli anni gli vengono<br />
tante pe<strong>ti</strong>zioni, chiedendogli un qualche soccorso e lui no'n regala<br />
meno di 20 in 30 scudi a cadauno. Quest'anno ne ha beneficato più<br />
di 60».<br />
Altri ha ricordato alcuni episodi salien<strong>ti</strong> lega<strong>ti</strong> al gran nome.<br />
Uno è quello rela<strong>ti</strong>vo al permesso speciale dato dal Cardinale Al.<br />
bani, perchè egli suonasse nei giorni di venerdì, permesso di cui non<br />
si è trovato traccia nè nell'archivio del Vicariato, nè in quello va<strong>ti</strong>cano.<br />
L'altro episodio è quello assai significa<strong>ti</strong>vo del grande affetto che<br />
lo legava a Gioacchino Rossini, che si espresse nell'accettare, nella<br />
stagione del 1821, di dirigere, corne primo violino, la Ma<strong>ti</strong>lde di Shabran<br />
al Teatro Apollo, in sos<strong>ti</strong>tuzione del maestro Bollo.<br />
E infine un terzo, clamoroso e giocondo, della mascherata da<br />
ciechi fatta nel carnevale del 1820, con Ros~ini e D'AzegÙo.<br />
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