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Pasquino e nei dispacci degli ambasciatori vene<strong>ti</strong> per la sua straordinaria<br />

fortuna e potenza in corte.<br />

Giovan Lazzaro De Magistris, così chiamava si, era noto a tut<strong>ti</strong><br />

col nomignolo romanesco di Serapica - cioè, zanzara (4) - dovuto,<br />

dicono, alla sua piccola statura, e passato poi in cognome ad un ramo<br />

della famiglia spentosi ad Anagni verso la fine del secolo scorso. Seb-<br />

bene un pasquillo del tempo - forse per amor della rima - lo dica<br />

« albanesotto» (5), era nato nella diocesi dell'Aquila, da umile gente,<br />

e l'Are<strong>ti</strong>no, ne' Ragionamen<strong>ti</strong>, ne compendia la inaudita carriera in<br />

una sentenza taci<strong>ti</strong>ana: « Serapica stregghiò i cani e fu papa» (6).<br />

Esordì, infat<strong>ti</strong>, come sorvegliante della braccheria di Federico San-<br />

severino, cacciatore porporato, passando in seguito con le stesse man-<br />

sioni al servizio del cardinal Giovanni de' Medici, il quale, presolo<br />

a ben volere, lo portò seco nel conclave del 1513, da cui ebbe la<br />

<strong>ti</strong>ara, e, diventato Leon X, lo nominò cameriere segreto, gli assicurò<br />

una cospicua rendita su benefizi ecclesias<strong>ti</strong>ci (s'era fatto chierico), e<br />

gli conferì la precettoria dell'Ospizio del Santo Sepolcro.<br />

Senza cessare di essere, come per l'innanzi, il servitore fedele del<br />

suo ormai augusto signore, eccolo dunque divenuto un personaggio<br />

assai influente in Roma, adula<strong>ti</strong>ssimo dai cor<strong>ti</strong>giani e da quan<strong>ti</strong> ben<br />

sapevano come non vi fosse via più diritta de' suoi buoni uffizi per<br />

giungere alle orecchie, al cuore e soprattutto alla borsa sempre aperta<br />

del munifico sovrano. Serapica teneva, infat<strong>ti</strong>, i registri, ancor oggi<br />

esisten<strong>ti</strong> (7), delle spese private del papa; in suo nome elargiva doni,<br />

elemosine, premi, sussidi e do<strong>ti</strong> ad ogni sorta di persone; ordinava<br />

(4) Lo GNOLI,p. 224, ri<strong>ti</strong>ene questo soprannome dovuto « alla piccolezza della<br />

persona, e forse al ronzio della voce»; il CESAREO, p. 172, dice che esso « ritrae<br />

al vivo la figura piccola e nera dell'uomo »; parvos breviter concretus in artlls è<br />

descritto anche in un poemetto la<strong>ti</strong>no di Guido Postumo, di cui si cita una parte<br />

alla fine del presente ar<strong>ti</strong>colo. Ad un altro umanista, Tranquillo Molosso, che<br />

pure lo cantò in la<strong>ti</strong>no, il nomignolo parve troppo plebeo, sicchè non dubitò di<br />

ribattezzarlo in Serapi<strong>ti</strong>lls (cfr. CESAREO, p. 177).<br />

(5) Sulla morte di Leon X: «... Pianga quel Serapicha albanesotto - Che<br />

star voleva in palazo trent'anni - E guasto è lo disegno di Ceccotto .., » (cfr.<br />

CESAREO,p. 48, dal cod. Ottob. lat. 2817, fol. 23 v).<br />

~<br />

(6) Cito dal CESAREO,p. 172.<br />

(7) Nell'Archivio di Stato -di Roma.<br />

Raffaello: Incontro di San Leone Magno con AttUa<br />

Par<strong>ti</strong>calare, la stalflere del Papa. probabile ritratto di Seraplca<br />

~<br />

(Musei Va!. - foto XXXIII. 33. 12) (Va<strong>ti</strong>cano - Stanza di Eliodoro)

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