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Storie e testimonianze dal carcere - Calomelano

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cassetta di plastica.<br />

La giornata trascorre come in un sogno, intervallato solo <strong>dal</strong><br />

passaggio <strong>dal</strong> carrello del pranzo e della cena e da quello<br />

dell’infermeria che mi propina manciate di pastiglie multicolore.<br />

Nel frattempo faccio conoscenza con il mio dirimpettaio. Mentre<br />

sono seduto sulla branda a fissare il muro sento una voce che<br />

chiama: “Otto ! Numero otto ! ”. Impiego qualche istante a<br />

realizzare che è il numero della mia cella e che la voce sta<br />

chiamando me. Dal mio cancello, che è situato in una rientranza<br />

del corridoio, posso vedere la porta di sole due celle dell’altro lato:<br />

la numero sei e la sette. È appunto <strong>dal</strong>la sette che un uomo sui 45<br />

anni, portati molto male, sta chiamando il mio numero. Si chiama<br />

P. e ha ucciso sua madre a martellate. A suo dire stava cercando<br />

qualcosa che i cinesi le avevano innestato nel cervello. È evidente<br />

che non c’è con la testa. Non appena mi affaccio mi chiede<br />

balbettando se ho una sigaretta. Gli spiego che non me le fanno<br />

tenere in cella e che le ha l’agente nella scrivania. P. non si fa<br />

scoraggiare e chiama a gran voce il “superiore”. L’agente in<br />

servizio gli chiede cosa vuole e lui gli spiega che vuole una delle<br />

mie sigarette che sono nel cassetto della scrivania. L’agente mi<br />

guarda e mi chiede se glie la voglio dare. Alla mia risposta<br />

affermativa commenta che non mi conviene, ma io alzo le spalle.<br />

Solo più tardi capirò cosa intendeva dire, quando P. con la faccia<br />

incastrata nello spioncino del blindato non si farà problemi a<br />

chiamarmi a gran voce alle tre di notte per chiedermi una<br />

sigaretta. È malato di fumo.<br />

L’unico suo pensiero è fumare. Sta tutto il giorno e gran parte<br />

della notte affacciato alla porta, pronto all’agguato per scroccare<br />

una sigaretta a chiunque passi. Quando va al gabinetto non chiude<br />

nemmeno la porta, continua la posta stando seduto sulla tazza del<br />

water e se in quel momento passa qualcuno balza in piedi, tira su<br />

mutande e calzoni senza nemmeno pulirsi e cerca di scroccare la<br />

sigaretta. Quando si deve arrendere al fatto che non è possibile

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