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Storie e testimonianze dal carcere - Calomelano

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diverso. Sarebbe " pericoloso " (oltre che immorale).<br />

Del resto, per molte persone è scan<strong>dal</strong>oso pure che i detenuti<br />

vogliano avere degli incontri intimi con i propri partner liberi,<br />

figurarsi che cosa penserebbero se nelle carceri vi fossero spazi di<br />

vita comune tra uomini e donne.<br />

Per conto mio, ho percepito subito una notevole affinità con le<br />

donne della Giudecca: condividiamo la stessa esperienza e<br />

abbiamo, chi più chi meno, gli stessi problemi, nel rapporto con<br />

l’esterno, con le rispettive famiglie. Di questo abbiamo parlato ed<br />

anche con franchezza.<br />

Non intendo, però, fare una cronaca dell’incontro; preferisco<br />

approfondire il tema di cui abbiamo discusso " la sessualità vietata<br />

ai detenuti " , perché penso che su questo argomento si debba<br />

lanciare un’iniziativa forte, per uno svecchiamento culturale che<br />

chiama necessariamente in gioco anche chi è estraneo ai problemi<br />

strettamente carcerari.<br />

Sulla nostra strada ci sono due grossi ostacoli: la concezione del<br />

sesso come vizio e la sua degradazione a " bene di consumo " . La<br />

religione ne fa il peccato per eccellenza e il materialismo ce lo fa<br />

percepire come un privilegio.<br />

Sul primo problema Adriano Sofri ha scritto un articolo, di grande<br />

lucidità intellettuale, <strong>dal</strong> titolo " Il sesso del prigioniero mandrillo " .<br />

Ne riporto integralmente un brano, che vorrei aver scritto io: " Il<br />

sesso è piacere e vizio: è peccato. Dunque, la privazione sessuale<br />

non ha bisogno neanche di essere presa in conto nei codici,<br />

nominata nei regolamenti, per essere imposta come costitutiva<br />

della prigionia. Essa appartiene alla necessaria afflizione: di più,<br />

essa è il cuore dell’afflizione. Tutto ciò ha fatto dimenticare che la<br />

privazione sessuale è una barbarie che si aggiunge alla privazione<br />

della libertà e al dolore: e fa apparire l’ipotesi della possibilità<br />

regolata di una relazione sessuale come un cedimento spericolato e<br />

lussurioso fatto al piacere, cioè alla peccaminosa superfluità,<br />

dell’animale umano in gabbia. Vi si svela il fondo sessuofobico di

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