Storie e testimonianze dal carcere - Calomelano
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Decisi quindi che non avrei più lasciato una lettera a metà:<br />
scrivere, imbustare, spedire prima, e poi aspettare le novità che il<br />
momento contingente mi avrebbe imposto a suo piacimento.<br />
Per mia fortuna, non mi abituai subito alla nuova temporanea<br />
abitazione, che non starò qui a descrivere: non si può descrivere<br />
una scatola di scarpe con dentro una branda, se non con il silenzio.<br />
Era proprio il silenzio quello che regnava nella cella d’isolamento,<br />
nei primi giorni della mia permanenza. Ne approfittai per leggere e<br />
meditare. Si legge e si pensa molto quando si ha il corpo immobile<br />
e la consapevolezza che si rimarrà così ancora per anni.<br />
Poi arrivò il mio tormento: un uomo che gridava con tutte le sue<br />
forze " voglio uscire da qui " e che poi, mentre recuperava fiato per<br />
ripetere urlando questo suo desiderio, bestemmiava a voce bassa,<br />
come se temesse più un’offesa terrena che divina. Con difficoltà<br />
mi abituai anche a questo, e continuai il mio impegno con i due<br />
romanzi, con l’accompagnamento di questo sottofondo eretico.<br />
Accadeva però che il grido di libertà fosse così acuto (invadeva,<br />
infatti, il piccolo corridoio seguito da un’eco che mi ritornava<br />
raddoppiando la tonalità del grido successivo), tanto da<br />
distogliermi <strong>dal</strong>la concentrazione ormai acquisita; allora non mi<br />
rimaneva altra scelta che affacciarmi al cancello e chiamarlo,<br />
invitandolo a fumare una sigaretta delle mie. " Non urlare cosi<br />
forte !" gli dicevo, " fuma una sigaretta con me e poi mettiti a letto. "<br />
" No. Io non posso stare in isolamento, tu non capisci, devo uscire<br />
fuori di qui !" , mi rispondeva, mentre allungava la mano fuori del<br />
cancello, per prendere la sigaretta che avevo buttato sul<br />
pavimento. Il primo giorno del suo arrivo questa scena si ripeté<br />
cinque, sei volte. Il secondo giorno cominciò con le solite<br />
bestemmie a voce bassa, quasi gemiti, ma abbastanza forti da<br />
essere sentiti da me. Io leggevo, steso sul letto, con il sottofondo<br />
delle sue sacrileghe affermazioni e domande e non mi accorsi