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Storie e testimonianze dal carcere - Calomelano

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economica appoggiata su una pila di mattoni, nel centro della<br />

stanza un tavolato che serviva da poggia cose, ma che al momento<br />

del desinare diventava la tavola dove mangiare. Più avanti una<br />

porticina che si apriva in una stanza un po’ più piccola con il letto<br />

grande dei miei genitori, attorno un paio di culle per le sorelle più<br />

piccole, un’altra porticina dava accesso ad un’altra stanza dove<br />

c’erano un letto per mia nonna e tre letti per gli altri cinque figli,<br />

due a due i maschi ed uno piccolino per mia sorella grande. Sopra<br />

di noi si apriva un abbaino che ci dava la visione del cielo plumbeo<br />

di quei mesi invernali. Al centro della stanza una stufa a carbone<br />

che sfiatava <strong>dal</strong>l’abbaino leggermente aperto.<br />

Mangiammo qualcosa di caldo, dopo mia madre e mia nonna<br />

cominciarono a preparare i letti e gli scal<strong>dal</strong>etto. Prendevano la<br />

brace <strong>dal</strong>la stufa, la mettevano nello scal<strong>dal</strong>etto che poi ficcavano<br />

dentro ad un letto, qualche minuto per togliere freddo ed umidità<br />

e subito ci si infilava sotto, poi un altro e così nel giro di poco<br />

tempo eravamo tutti sotto le coperte. Parlando con mio fratello,<br />

che dormiva con me, ricordo quanto ci era sembrata strana tutta la<br />

procedura, ma quanto caldo faceva sotto le coperte, poi dopo un<br />

po’ cominciammo a risentire freddo e non riuscivamo a darci pace<br />

per ciò che avevamo lasciato, il caldo tepore del clima calabrese. Ci<br />

ripromettemmo che appena possibile saremmo tornati in Calabria,<br />

anche se nostro padre non fosse stato d’accordo.<br />

Arrivò giorno, il primo giorno a Bologna. Mia madre ci prese e ci<br />

portò ognuno alla scuola a cui ci avevano assegnato, io facevo la<br />

prima elementare … entrai in classe e tutti sembrava aspettassero<br />

me, ero abbronzatissimo al loro confronto, naturalmente il primo<br />

commento che ho sentito è stato: " E’ arrivato il marocchino,<br />

finalmente !" . All’inizio non mi arrabbiavo neppure, in quanto per<br />

me non poteva essere un’offesa, non sapevo neppure chi era o<br />

cos’era un marocchino, poi ci pensarono i miei compagni di classe<br />

a farmi capire bene che non poteva non essere un’offesa e così ho<br />

cominciato a fare a botte ogni volta che qualcuno si rivolgeva a me

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