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Storie e testimonianze dal carcere - Calomelano

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attendere la scorta. Guardo l’orologio. Sono le 12.45 e cerco di<br />

ricordare quante ore ha passato lì nell’attesa. Sono almeno tre ore<br />

di dolori. Ma a un certo punto gli hanno fatto delle iniezioni di<br />

antidolorifici e ora non sente più nulla. È seduto sulla panchina e,<br />

con il petto che riposa sopra le ginocchia, ha lasciato il braccio<br />

cadere fino al pavimento. Lo lascio in questa posizione scimmiesca,<br />

quando mi chiama il dentista, e lo trovo nella stessa posizione<br />

quando esco. Ho passato una mezz’ora <strong>dal</strong> dentista, un uomo<br />

basso e tarchiato, con la testa grossa e pelata che fa da cornice ad<br />

una faccia rotonda che sorride sempre. Lui mi ha dato un’occhiata<br />

al dente e mi ha assicurato che c’è ancora materiale<br />

dell’otturazione. Rispondo che, nonostante tutto, il buco nel dente<br />

è diventato comunque una caverna, ma il dentista preferisce<br />

convincermi che non c’è la necessità di rifare l’otturazione,<br />

piuttosto che rifarla. Gli chiedo con insistenza di riempire questo<br />

dente ormai per metà vuoto, ma la sua scarsa convinzione di farlo<br />

lo spinge in un lungo discorso in cui mi spiega gli ideali rilievi dei<br />

denti, il modo migliore per masticare e lavarli. Poi mi promette<br />

che, se dovesse fuoriuscire ancora del materiale oppure cominciare<br />

a farmi male, allora potrò ritornare, e lui mi rifarà l’otturazione.<br />

Ma come, dovrei aspettare che esca tutta l’otturazione, oppure<br />

faccia male un dente devitalizzato? Scappo via, perché più che un<br />

dentista, mi sembra un venditore ambulante che cerca di rifilarmi<br />

un pacco. Saluto Hassan augurandogli buona fortuna e mi<br />

incammino lentamente per i lunghi corridoi in direzione della mia<br />

cella.<br />

Ecco che in questa mattina di lunedì, mentre il sole con violenza<br />

continua a riscaldare la piccola cella, l’agente chiude il cancello<br />

dietro le mie spalle. Stranamente non penso più ad Hassan che<br />

aspetta con eroica pazienza la scorta per andare al pronto soccorso.<br />

Non penso neanche al dentista che non ha voglia di lavorare, cerco<br />

solo di capire se c’è qualcosa che si può cambiare in questo posto<br />

dimenticato anche da Dio.

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