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Storie e testimonianze dal carcere - Calomelano

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univano in un solo muso rotondo, che perdeva armonia soltanto<br />

<strong>dal</strong> piccolo naso e <strong>dal</strong>lo spacco netto e lungo della bocca, così da<br />

fargli assumere le sembianze di una rana, il tutto era inquadrato<br />

da dei cappelli ricci, rasati sui lati e lunghi una decina di<br />

centimetri sopra la testa.<br />

Nella mia cella ogni cinque minuti si sentiva un acuto singhiozzo;<br />

siamo abituati a detestare i singhiozzi perché un volta comparsi<br />

non spariscono più per lunghi e fastidiosi minuti: Vini invece ne<br />

emetteva uno, singolo, tagliente e con il suono femminile che<br />

ricordava il singhiozzo di una bambina. Questo strano suono che<br />

arrivava in tutte le celle con regolarità aveva ormai abituato le<br />

orecchie dei carcerati, ma per me fu sempre un vero tormento.<br />

Diventò un incubo a tal punto che finivo per chiudere il blindato<br />

e mi coprivo le orecchie con il cuscino.<br />

Mentre Vini appoggiava con delicatezza le punta delle dita sul suo<br />

immaginario seno e si esibiva con gli occhi chiusi in quel suono<br />

acuto e veloce, mi riempivo di odio per questo suo lungo, lento ed<br />

interminabile singhiozzo, prodotto da quella brutta bocca da rana;<br />

lo guardavo con ripugnanza: diventò una condanna aggiunta.<br />

Niente si conserva nel tempo, i colori dei vestiti e dei muri che<br />

vanno sbiadendo, le materie che si arricchiscono continuamente di<br />

segni e si appiattiscono, le opinioni che mutano i loro colorati<br />

indumenti; spesso anche i sentimenti cambiano e le persone odiate<br />

finiscono per essere accettate. Mi abituai all’idea di avere un<br />

frocio in condominio e, cosa più importante, le mie orecchie si<br />

abituarono ai suoi singhiozzi. Credo che anche Vini avesse capito<br />

la cessazione delle ostilità; mi salutava con molta gentilezza<br />

quando mi affacciavo al cancello per vedere se arrivava la posta, il<br />

mangiare oppure le sigarette. In <strong>carcere</strong> si attende sempre qualcosa<br />

e con impazienza: appena ti viene in mente una lettera vai al<br />

cancello e vedi se arriva la posta; ti viene in mente un parente e<br />

vai a vedere se ti chiamano per qualche colloquio; hai fame e vai al<br />

cancello a vedere se arriva il carrello. Cosi, mentre immerso nel

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