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Storie e testimonianze dal carcere - Calomelano

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vivere meglio. Anzi, forse l’eroina, e voglio sottolineare che non<br />

l’ho mai provata, fa stare bene nel momento in cui uno se<br />

l’inietta, è dopo che riprende, si accentua, non ha più limiti la<br />

sofferenza.<br />

Quando qualcuno muore, vorremmo essere razionali per non<br />

soffrire troppo. Ma è uno sforzo vano, di fronte alla morte non c’è<br />

pensiero razionale che tenga, c’è la sofferenza prima di tutto. Ma<br />

noi uomini “moderni” non siamo più capaci di pensare alla morte,<br />

e appena ci sfiora ne rimaniamo sorpresi e attoniti. Non sappiamo<br />

come “maneggiarla”.<br />

Quando ho trovato mio marito, il padre di mia figlia, l’uomo che<br />

ho amato più di me stessa, morto, sul pavimento impersonale di<br />

una cucina di un appartamento impersonale in un condominio<br />

impersonale dove era andato a vivere dopo che ero fuggita perché<br />

non riuscivo più a reggere il suo “male di vivere”, le viscere mi si<br />

sono strappate. Un dolore lancinante, senza possibilità di scampo,<br />

senza la capacità da parte mia di accettarlo, per molti anni.<br />

Perché di fronte alla morte siamo impotenti, davanti al male di<br />

vivere siamo impotenti, davanti alla sofferenza siamo impotenti.<br />

Vorremmo poter controllare tutto ma non ne siamo in grado,<br />

vorremmo anche “aiutare” gli altri che soffrono e che noi amiamo<br />

ad uscire <strong>dal</strong>la sofferenza. Beh, accettiamo che a volte questa<br />

impresa è impossibile. Solo accettandolo saremo in grado di stare<br />

vicini e sostenere chi, attraverso vari segnali e mezzi, ci comunica<br />

il suo “male di vivere”, senza caricarci di sensi di colpa per la<br />

nostra incapacità di “risolvere”, di trovare soluzioni alla<br />

sofferenza.<br />

So di non essere giunta a nessuna conclusione, di non aver dato<br />

nessuna “ricetta”, ma sono queste le sole riflessioni che so fare<br />

davanti ad una persona giovane che ci ha lasciato per sempre.

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