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Storie e testimonianze dal carcere - Calomelano

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d’umore. Gli spiegai tutto in maniera dettagliata, in modo da<br />

dargli più elementi possibile sulla mia condizione. Mi prescrisse<br />

subito dei farmaci. Seguii questa cura per circa una settimana, ma<br />

mi accorsi che le mattine erano sempre uguali: aprivo gli occhi ed<br />

ero triste e melanconico " . Parla e mi rivolge uno sguardo dolce,<br />

come se volesse scusarsi con me della cattiva riuscita della cura e<br />

con gli stessi occhi volesse creare un sottofondo al suo racconto,<br />

come a dire che mica è colpa sua se la testa continua a fargli degli<br />

scherzi.<br />

" Chiesi un altro colloquio con lo psichiatra " , continua Mauro. " Lui<br />

mi chiamò relativamente presto, dopo due giorni. Non mi diede il<br />

tempo di finire che si mise a scrivere qualcosa. Mi disse che era<br />

tutto apposto e che non mi dovevo preoccupare. Dopo nemmeno<br />

tre ore, mi chiamano in accettazione e mi comunicano che lo<br />

psichiatra ha raccomandato il Trattamento Sanitario Obbligatorio<br />

(T.S.O.) in una struttura specializzata. La struttura specializzata<br />

naturalmente non può essere altro che l’Ospe<strong>dal</strong>e Psichiatrico<br />

Giudiziario (O.P.G.) di Reggio Emilia. In pochi minuti mi trovo<br />

in un furgone blindato in viaggio verso il luogo di cura " . Ferma il<br />

suo racconto, Mauro, come se tentasse di raccogliere per un attimo<br />

i ricordi sparsi nel suo cervello. Mauro è sui venticinque anni ma<br />

ne dimostra meno. Forse per la sua magrezza o forse per i capelli<br />

tagliati corti con il ciuffo che ricorda i bambini dell’asilo. Cerca di<br />

nascondere la sua altezza tenendo le spalle strette e curve come se<br />

stesse trasportando due pesanti e invisibili borse. Dopo un istante<br />

di pausa, sembra aver riordinato i suoi ricordi. Io aspetto che<br />

continui con il viaggio, invece la sua mente è già arrivata<br />

all’ospe<strong>dal</strong>e. " Appena arrivato al manicomio, l’ambiente mi si è<br />

presentato come una realtà molto crudele: pazienti legati sul letto,<br />

canti stonati di gente con le menti che sembravano del tutto<br />

assenti, grida strazianti provenienti da un altro tempo. Un vero<br />

incubo. Me la stavo facendo addosso. Tremavo <strong>dal</strong>l’ansia. Sono<br />

riuscito a trovare un po’ di raccoglimento solo dopo essere entrato

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