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Storie e testimonianze dal carcere - Calomelano

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di acciaio, mi prepara il letto con lenzuola ruvide, di quelle che<br />

durano una vita ( … ). Il suono femminile tenace delle voci, giù in<br />

cortile, e la femminile perversità di accudire un corpo chiuso, mi<br />

danno una sorda tranquillità.<br />

Le voci delle compagne, in cortile, si fanno più eccitate,<br />

rimbalzano sui muri alti del vecchio convento, passano le prime<br />

sbarre, e la rete fitta, e le seconde sbarre della piccola finestra. Le<br />

riconosco, ad ognuna il suo volto. Alcune mi emozionano. Il mio<br />

nome e poi " fuori <strong>dal</strong>l’isolamento " , urlato, scandito, cantato.<br />

Sensazione calda, sono accudita, ora posso anche piangere un po’.<br />

Quasi mi assopisco, vedo la luce trascolorare verso un riflesso<br />

dorato, non ho l’orologio, intuisco un pomeriggio d’autunno che si<br />

consuma, là fuori. Le donne, nel cortile, non scandiscono più il<br />

mio nome né gli slogan per avermi con loro. Percepisco una<br />

contrattazione, le loro voci, acute e sovrapposte, si alternano ad<br />

una voce, singolare e maschile. Le strisce di sole sul muro, ormai<br />

rosate, mi dicono che il pomeriggio volge alla fine. Dovrebbero<br />

essere chiuse in cella già da ore. Si rifiutano di rientrare,<br />

contrattano ancora. Ho paura di sentire anfibi militari avanzare<br />

rabbiosi sul cemento del cortile, mi sento impotente. Mi sento<br />

desiderata, anche: impotente e intenerita.<br />

Voghera - Massima Sicurezza - 1983<br />

Le divise informi di stoffa ruvida con stampigliato sulla schiena<br />

" Trani - 1944 " (ma eravamo belle lo stesso, bastardi, Dio se<br />

eravamo belle). E quando mettevano brutta musica a tutto volume<br />

sparata dagli altoparlanti in tutti i corridoi per impedirci di<br />

comunicare tra noi, noi cantavamo più forte, fino a gonfiare le<br />

vene del collo. E quando, al momento dell’arrivo, ci mettevano<br />

nude in fila e ci facevano fare sei flessioni e poi ci cacciavano a<br />

forza sotto le docce calde, per vedere se la vagina, rilassata <strong>dal</strong><br />

calore, lasciava cadere esplosivi, messaggi cifrati, documenti<br />

politici, lettere d’amore clandestine, cacciavamo le lacrime in gola

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