VALUTAZIONE AUDIOLOGICA NELLE SINDROMI CRANIO-FACCIALI
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stimolazione vicino alla soglia psicoacustica e, come tale, assume valore di indicatore di<br />
soglia.<br />
La mancanza dell’onda V per una stimolazione di 90 dBHL, confermata da due repliche,<br />
diventa un indice obiettivo di assenza di risposta della via uditiva. La presenza dell’onda V<br />
per tale stimolazione è, infatti, in grado di escludere una sordità grave, tale cioè da<br />
compromettere lo sviluppo del linguaggio nel bambino. Inoltre un altro dato importante<br />
fornito da questa onda è l’informazione sul campo dinamico uditivo: stabilendo la banda<br />
passante e l’uscita massima, si hanno notizie utili per un eventuale successiva<br />
protesizzazione.<br />
L’applicazione dell’ABR ai bambini favorisce la diagnosi precoce della sordità; nei primi 3<br />
mesi di vita, l’esecuzione dell’esame risulta semplice dal momento che possono essere<br />
sfruttati i frequenti periodi di sonno spontaneo che si alternano durante tutta la giornata.<br />
L’identificazione dell’onda V ad intensità di stimolazione di 40-50 dBHL, rilevata ad<br />
appropriati valori di latenza e validata da almeno due repliche, può escludere la presenza di<br />
ipoacusie tali da compromettere lo sviluppo del linguaggio.<br />
Un limite dell’esame è quello dell’impossibilità di definire esattamente il valore di soglia<br />
alle frequenze indagate dall’audiometria tonale, in quanto l’ABR esplora il campo di<br />
sensibilità uditiva compreso tra le frequenze 2-4 KHz.<br />
La sensibilità dello screening con ABR è comunque superiore al 90% e la specificità è<br />
superiore al 98% durante le prime 24 ore di vita, con una percentuale di falsi positivi inferiore<br />
al 2% (Mehl, Thomson, 1998).<br />
Tuttavia l’utilizzo degli ABR per testare un’ampia popolazione di neonati, comporta un<br />
notevole dispendio di tempo e risulta molto costoso; inoltre, anche se non è un test invasivo,<br />
l’applicazione degli elettrodi sul capo del bambino, lo rende meno accettabile rispetto alle<br />
OAE da parte dei genitori. Per queste ragioni l’uso degli ABR, come test iniziale per lo<br />
screening audiologico neonatale universale, è diminuito ed è stato confinato allo screening su<br />
campioni selezionati quali: i neonati con fattori di rischio e quelli ricoverati in NICU nei<br />
quali il numero dei test che deve essere eseguito è 10 volte più basso che nella popolazione<br />
generale, mentre l’incidenza delle anomalie retrococleari è più elevato. (Kennedy, 2000;<br />
Watkin, 2001).