Achille Giovanni Cagna - Alpinisti ciabattoni - Calomelano
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lumeggiando la riviera di aranciato; i culmini, le torri ed i<br />
comignoli si ergevano rosei, fiammeggianti, iridescenti stonature,<br />
nel cielo bieco e tempestoso.<br />
I Gibella avevano un difficile problema da risolvere. Far colazione<br />
alle tre, era troppo tardi, pranzare era troppo presto.<br />
Scesero abbasso in cucina, ma nessuno aveva tempo di guardarli.<br />
L'ostessa preparava il caffè per la famiglia Segezzi, la figlia era<br />
affaccendata nel preparare una lunga tavola, e l'oste badava ai suoi<br />
fornelli perchè aspettava da un momento all'altro la comitiva da<br />
Soriso.<br />
I Gibella sedettero contro una tavola, e stettero a guardare il<br />
curioso spettacolo che davano gli sposi nella sala, a uscio aperto,<br />
senza un ritegno al mondo della gente che vedeva.<br />
La Zina era seduta in grembo allo sposo, babbo e mamma<br />
abbracciati ammiravano la figliuola con gli sguardi natanti fra la<br />
letizia e la sbornia.<br />
E poi la Zina sporgeva le labbra a trombetta verso la mammina, e<br />
giù una leccata, e poi il babbo e poi lo sposo, e finalmente tutti e<br />
quattro a baciuccarsi in un mucchio solo.<br />
Avevano bevuto bene; la Zina aveva vampe nelle guancie e<br />
meteore negli occhi, e si avviticchiava con fremiti di pantera al<br />
collo del suo Errico.<br />
- Ghe n'è pù de purcarii de fa? - sclamò Martina stomacata.<br />
In quella gli sposi attraversavano la cucina correndo su per la<br />
scaletta alle loro camere, ed i vecchi dietro, raggianti di maliziosa