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Achille Giovanni Cagna - Alpinisti ciabattoni - Calomelano

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Sor Gaudenzio fece molte considerazioni recondite sul volume<br />

carnoso di quella bella damona, e pensò che pur troppo, certe cose<br />

della terra si guardano da lontano come la luna.<br />

Martina serrata fino alle orecchie nel suo robone di seta,<br />

infagottata nella sua spolverina fatta in famiglia, guardò di<br />

schiancio quel petto esuberante, e le braccia nude fino al gomito, e<br />

borbottò con lepidezza bottegaja:<br />

- La par l'insegna del martes grassi! E si voltò sdegnosamente per<br />

andarsene.<br />

A pochi passi distante, ritto, fiero, imponente, videro l'elegante<br />

signorino che ebbero compagno in diligenza e sul battello. Col suo<br />

surtout sopra il braccio, inguantato, abbottonato e strangolato nel<br />

suo aristocratico solino, stava squadrando le signore con rigida<br />

compostezza.<br />

Solo, sempre solo.<br />

Il battello scodellò alcuni passeggieri e filò via altero come galletto,<br />

sbuffando il pennacchio fumido nell'aria fulgida di sole.<br />

Quella benedetta scarpa ricominciava a tanagliare il piede della<br />

Martina, e prima di cimentarsi nella salita del monte, i Gibella<br />

entrarono da un calzolajo per un consulto.<br />

Fu l'affare di un minuto; la pelle del soppiede si era raggricciata;<br />

bastava stirarla di quando in quando.<br />

Si fecero insegnare la via del Santuario, e s'incamminarono su per<br />

l'erta lastricata con certi ciottoli così aspri che si contavano sotto<br />

le suole.

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