Achille Giovanni Cagna - Alpinisti ciabattoni - Calomelano
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presso. Le mammine lavoravano di ago o di maglia sulle panchine,<br />
pigliando il fresco ed aspettando l'appetito, per non rimetterci<br />
sulla pensione.<br />
Alcune vecchie venerande in montura di matinée, passeggiavano<br />
gravemente sul tappeto muschioso. Una più delle altre arrembata e<br />
stracca, pareva una vecchia matrona tagliata via da un quadro<br />
antico; camminava con uno strascico regale, riassumendo nella sua<br />
decorata decadenza tutta la nobiltà di una stirpe cavalleresca<br />
nudrita di blasoni e di pergamene ingiallite.<br />
I bambini coi loro garriti mettevano una nota festosa nel mutismo<br />
cupo ombroso di quel romitorio, olente di rancidume claustrale, e<br />
di olio santo.<br />
Gaudenzio sbadigliava fino a lussarsi le ganascie, dietro a quel<br />
cornacchione che non finiva mai la sua tiritera.<br />
I contadini del gregge, tanto e tanto prendevano interesse a quella<br />
lanterna magica di rappresentazioni, e le donnicciole nella fatuità<br />
del loro cervello stremato, anemico per famina ereditaria, si<br />
commovevano al cospetto di quel povero santo macilento,<br />
tribolato, e provavano raccapricci di terrore mirando le bocche<br />
spalancate e polverose di quegli scherani nerboruti, con le braccia<br />
da macellajo sempre in atto di squartare i poveri Cristiani.<br />
Ma Gaudenzio non aveva il sangue impoverito dagli stenti. Il suo<br />
cervello nutrito di succhi abbondanti, non aveva le allucinazioni e<br />
le vertigini credenzone dei miserelli che sperano di sfamarsi col<br />
pane del cielo.