Achille Giovanni Cagna - Alpinisti ciabattoni - Calomelano
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molesto seguitava e cresceva.<br />
Sopra coperta rimanevano pochi viaggiatori; tutti gli altri si erano<br />
rifugiati nello scompartimento di sotto. Ma i Gibella ignoravano<br />
affatto che ci fosse un ricovero per i passeggieri, e stavano là al<br />
timone, appoggiati contro la ringhiera, come librati fra cielo e<br />
acqua, con l'infinito aperto e tutti i venti nella schiena, flagellati<br />
da tutte le parti da quella strina invernale tagliente come vetro.<br />
La gita alpestre del giorno innanzi li aveva addirittura ammazzati.<br />
Pareva niente la stanchezza, quando si misero a letto dopo quella<br />
rampicata di parecchie ore sulle roccie, ma all'indomani si<br />
svegliarono pesti, con certi indolenzimenti muscolari, che li<br />
mettevano a terra. Appena muoversi, stiramenti da tutte le parti;<br />
sedersi era un guajo; alzarsi, peggio ancora; ad ogni passo le loro<br />
ossa scricchiavano come nacchere.<br />
- Mi gho 'l filon de la schiena tutt a tocc! - sclamava di quando in<br />
quando Gaudenzio; e adesso quella nebbia, quel freddo umido,<br />
completavano lo sconquasso delle loro membra.<br />
Martina frolla, stremenzita, stava a sentirsi le sfitte delle ganascie,<br />
e Gaudenzio sospirava più che mai il suo bel seggiolone lasciato<br />
laggiù nel suo botteguccio tiepido, riparato, olente dei profumi di<br />
coloniali. E poi, nel retro del negozio, c'era la cucina, e quel bel<br />
fornellone nero di fuliggine, rallegrato dalla fiamma che lambiva la<br />
marmitta nera, grassa, piena di brodo gorgogliante e bollente.<br />
Ah Dio, che letizia sorbire una buona tazza di brodo caldo in quel<br />
cantuccio tiepido!