Achille Giovanni Cagna - Alpinisti ciabattoni - Calomelano
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supplizio che gli dava quel ciangolone di professore, pensava:<br />
- Accidenti che botta... va là tira innanz... bagolon d'un bagolon, a<br />
mi me n'importa un fic sec di to ciaciarad... Ah quel moster, quel<br />
birbante di cuoco le scappà via con la sua pipa... e mi, sempre<br />
qui!... - e ricascava nella sonnolenza.<br />
Madama Martina già da un pezzo dormiva coi gomiti sulla tavola,<br />
e la testa sulle mani.<br />
Il professore aveva filato diritto fino al sacco di Ameno per parte<br />
dei soldati di Tomaso di Savoia, quando si accorse che i suoi<br />
uditori ronfiavano in duetto.<br />
Di botto si arrestò, si levò lentamente in piedi, considerando<br />
alquanto quelle due teste addormentate, le benedisse così:<br />
- Io sto a scavezzarmi, e voialtri dormite come caproni! Con tutto<br />
il vostro ben di Dio, la vostra casa, il vostro fondaco, non sarete<br />
mai altro che pecore da strupo... Oh beata falange degli ignoranti,<br />
tu andrai diritta nel paradiso delle oche!<br />
Il professore si ritirò lasciando i Gibella sulla tavola immersi in un<br />
sonno profondo.<br />
Fu il cuoco che venne a svegliarli per avvertirli che era tempo di<br />
andare a letto.<br />
Taciturni, assonnati, cascanti, i coniugi seguirono il cuoco, che li<br />
precedeva su per le scale, e li salutò sul limitare della loro camera.<br />
Nè l'uno nè l'altra si erano riavuti, e non si ricordarono nemmeno<br />
più del loro reciproco dispetto.<br />
Martina scappò fra le coltri senza far parola, e Gaudenzio con la