Achille Giovanni Cagna - Alpinisti ciabattoni - Calomelano
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Era facile il consiglio, ma affrontare la tanaglia è ben altra cosa, e<br />
Martina non ne volle sapere.<br />
Salirono invece su nel loro bugigattolo. Martina si buttò sul letto,<br />
e Gaudenzio, ravvolgendosi net solito copripiedi, si incantonò sul<br />
sofà, borbottando con un po' di allegrezza:<br />
- Doman andem a Intra, e la sera sem a casa! E blandito da questo<br />
dolce pensiero, si addormentò con l'animo in festa.<br />
Si svegliarono dopo le tre. Non pioveva più, e Martina pareva<br />
alquanto sollevata dal suo tormento.<br />
Uscirono. La strada era tutta un pantano; attraversarono il paese<br />
ed andarono sul ponte della Negoglia a guardare il lago.<br />
Non era bello; le acque, agitate dalla risacca, sobbollivano a creste<br />
a spruzzaglie in uno squasso disordinato; le onde sbattute<br />
correvano a squagliarsi in ciacche e spumeggiature sulla ripa. Le<br />
montagne circostanti livide, turchinicce, barbigiate di nuvolaglia<br />
bianca; il cielo sporco di rifrazioni e colori di tempesta, schiaffati<br />
giù a pennellate da scenografo; batuffoli di nuvoloni gravidi di<br />
pioggia si rincorrevano soffiati dal vento.<br />
La spianata tutta fanghiglia e guazzi, rispecchiava il cielo e le case,<br />
come una veduta di Canal Grande; le barche dell'approdo, nere,<br />
viscide e piene d'acqua, ballonzolavano scompigliate.<br />
Ricominciava a soffiare una sizzolina che gelava il fiato, ed i<br />
Gibella ripararono nel caffè sotto il portico.<br />
I villeggianti erano tutti lì a sbadigliare la crepaggine che li<br />
ammazzava.