Achille Giovanni Cagna - Alpinisti ciabattoni - Calomelano
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La giornata precipitava; squallivano intorno i folgori erubescenti<br />
del tramonto, le montagne e le valli s'immergevano nel ceruleo<br />
bigio; gli alberi e i casolari posti sulle alture, si profilavano<br />
nereggiando sul cielo crepuscolare, e già il grave silenzio della<br />
notte incombeva sulla valle.<br />
Da un'altura soprastante alla stradicciuola, scendeva una comitiva<br />
di signori chiaccherando e ridendo clamorosamente. Era la<br />
compagnia del procuratore Begozzi; l'avvocatone allegro, i<br />
giovinotti e le signore, avevano merendato allegramente all'Alpe,<br />
ed ora scendevano giocondi e chiassosi verso Oira, per tornare a<br />
casa nella stessa sera.<br />
L'avvocatone aveva fatto sganasciare la compagnia con le sue<br />
barzellette, e le signorine non istavano più nel busto, un po' per il<br />
gran ridere, ed un poco anche per l'esuberante merenda divorata<br />
lassù in faccia al sole, nel refrigerio dell'aria montanina.<br />
Avevano asciugato tutte le provvigioni di intingoli e bottiglie,<br />
mandate espressamente sopra luogo, e poi sempre ridere, ballare,<br />
turbinare pazzamente.<br />
Quel risancione di avvocato faceva da orchestra zuffolando,<br />
canticchiando, imitando tutti gli istrumenti, ed ora si erano messi<br />
tutti insieme a berteggiarlo, per quella sua carabina che si era<br />
portato dietro senza prendere neanche un passerino.<br />
E l'avvocato, stronfiando e sudando, ruzzolava giù con quel suo<br />
pancione sbardellato, scommettendo che nessuno avrebbe potuto<br />
tenergli dietro. E poi, fingendo di suonare la cornetta, metteva alla